Le risposte stanno in poche canzoni: sei per la precisione. "Everybody's Gonna Learn Sometime" è un pezzo synth-pop aggiornato al nuovo millennio, con melodie che tessono un tappeto sonoro variopinto e incantevole, dando all'ascoltatore l'idea di fluttuare in spazi immensi, in un mondo onirico e splendido. A riportare sulla terra, quella del sudore da dancefloor, ci pensa "The More That I Do", primo singolo e pezzo enorme; qui la dinamica dei suoni e la concretezza del beat diventano una cosa sola, distruggendo ogni dubbio sulle capacità di Willner nel fare un po' di sana legna. Nel disco predomina la politica della mutazione calibrata. La massa sonora è modellata costantemente da una danza circolare di pulsazioni robotiche, avvolta nel suo orgiastico fluire da sinuose rotazioni magnetiche e da una cassa dritta in techno appeal. Del resto, “I Have The Moon, You Have The Internet” parte silenziosa, accelera gradualmente, fino a stabilizzare la sua quota, atterrando in coda su un morbido letto di cristalli in festa. Willner ha senz’altro l'innata capacità di "fotografare" il groove, immortalandolo in un’istantanea di coloratissime proiezioni cerebrali. Ed è proprio nel cuore di questo “scatto”, precisamente al terzo minuto di “Leave It”, che avviene il vero miracolo: un’onda oceanica di purissima house music, tesa a condurre anima e corpo verso inesplorati paradisi esotici, mostra la sua cresta in lontananza, sovrastando gradualmente un ammasso roteante di xilofoni sintetici.
Sulla medesima scia, un'estasi di battiti stellari e angeliche sequenze, diramati in un’alternanza technoide di esplosioni funk e squarci di boombassiana memoria, destabilizza l’ impalcatura elettronica della title track, prima che “Sequenced” abbandoni definitivamente il globo terrestre, nello stupore più totale. Climax intergalattico da cornice, ritmica estatica e tastiere Nasa fondono all’unisono. Non c’è più gravità. Ci sono solo le stelle, le galassie, le comete, la nostra meraviglia, e il comandante Willner che sorride in cabina di comando.
Standing ovation.
(30/05/2009)