Per uno come Devontè Hynes, già next big thing per ben due volte (prima coi Test Icicles poi col suo progetto solista, Lightspeed Champion appunto), la temibile seconda prova poteva forse rappresentare davvero un ostacolo, una necessità di cambiare radicalmente. Al riguardo, va detto che invece "Life Is Sweet! Nice To Meet You" scivola via senza grandi intoppi; il problema, purtroppo, è proprio questo.
Il nuovo disco di Lightspeed Champion, giovane star del cantautorato inglese, è un'escursione tra generi piuttosto immatura, laddove il precedente "Falling Off The Lavender Bridge" gli aveva affibbiato più volte (senza grande merito) il titolo di "Conor Oberst inglese". Siamo di fronte a una prova volitiva, se vogliamo, ma mai convincente: un homecoming musicale incompleto e confuso.
Aiutato da Ben Allen, produttore di Animal Collective e Gnarls Barkley, Hynes ha dalla sua un suono curato, pieno e arrangiamenti variegati che spaziano dal semplice tessuto chitarristico al motivo pianistico arioso e vivace (entrambi, per un esempio, nella scolastica"There's Nothing Underwater"), dagli immancabili violini a "riprese urlate alla maniera dei cori greci" (così definisce la Domino, con qualche eccesso forse autoironico, i cori di controcanto).
Come altri "americanisti d'Oltremanica" (Veils, Zutons), Lightspeed Champion cerca di evocare un romanticismo sbarazzino, solare (la buona "Faculty Of Fears", "Madame Van Damme", ma anche la serenata di "I Don't Want To Wake Up Alone"), rinunciando sostanzialmente a qualsiasi altra modalità espressiva. Il che non è un male di per sé, per intendersi, ma lascia un vuoto nel momento in cui si è obbligati a chiedersi cosa possa offrire un disco di questo tipo. Sul versante del puro intrattenimento, "Life Is Sweet! Nice To Meet You" lascia molto a desiderare, infatti.
Al di là di qualche momento di vaudeville ("The Big Guns Of Highsmith"), impreziosito da un simpatico giro di pianoforte e martoriato da incomprensibili inserti sintetici, i pezzi del disco valicano molto spesso la barriera del capzioso. Se non lo fanno, si rivelano prevedibili, stanche riproposizioni dal punto di vista compositivo ("There's Nothing Underwater", "Romart", "Sweetheart").
Pare insomma ancora del tutto aperta la caccia a un nuovo Bowie (e in "Middle Of The Dark" Hynes si esibisce in un tributo a "Hunky Dory"). Per quanto riguarda Lightspeed Champion, la strada si preannuncia assai ripida: l'ispirazione melodica si fa vedere per brevissimi tratti, soffocata dalla voglia di strafare negli arrangiamenti. Non sfugge qui il parallelo forse impietoso col suo vicino musicale Damon Gough, anch'egli in fase creativa non felicissima, ma in lenta ripresa.
Riassunto in poche parole, "Life Is Sweet! Nice To Meet You" non è che la rappresentazione di un pomeriggio al centro commerciale di un ragazzo viziato: tante cose di pregio accatastate alla rinfusa.
15/02/2010