Con il loro quarto album, i canadesi Picastro si mostrano pronti ad affrancarsi definitivamente da quell'onnicomprensiva etichetta post-rock che, un po' per questioni geografiche, un po' per certi schemi di dissonanze e crescendo, era stata loro riferita ai tempi dell'intensissimo debutto "Red Your Blues".
Il conciso "Become Secret", nella sua mezz'ora scarsa di durata, segna sotto diversi profili una svolta nella produzione della band capitanata dalla bravissima Liz Hysen, la cui voce vellutata e nervosa permane tra i non molti elementi di continuità evidenziati dai nove frammenti racchiusi in questa scarna opera che tra le sue principali fonti di ispirazioni annovera la pellicola di Michelangelo Antonioni "Professione Reporter".
"Become Secret" è innanzitutto un lavoro quasi interamente acustico, registrato in molte sue parti in presa diretta e in una fedeltà non eccelsa, che non accantona del tutto quanto realizzato in precedenza dai Picastro, tentando piuttosto di tradurlo secondo forme espressive ancor più spoglie e nel contempo arricchirlo di una serie di suggestioni relativamente inedite, quali quelle originate dalle tradizioni musicali mitteleuropee e, in minima parte, dall'elettronica.
Realizzato con l'importante collaborazione di Greg Weeks, l'album presenta inalterato l'abituale doppio binario tra dissonanze e melodia, ridisegnandolo tuttavia in una continua serie di incastri tra rumorismi, segmentazioni ritmiche, stridori e sinuose volute melodiche, che restituiscono ora ipnotiche dolcezze, ora (e più spesso) sbilenchi frammenti di una spettrale orchestrina.
La parte piana del disco si limita quasi esclusivamente alla prima traccia, pur contrassegnata dall'austero dialogo tra pianoforte e violoncello, che invece si erge irrequieto in "I Know My Time Now" e "A Neck In The Desert", a sostenere l'aspro inarcarsi della voce della Hysen, qui molto più propensa al suo registro ruvido che a quello suadente, la cui saltuaria presenza è infatti in prevalenza calata in uno stato di tensione latente, mai veramente liberata. Ritornano, così, in "Pig & Sucker" eleganti ruvidezze che fanno pensare a una Shannon Wright depotenziata delle sue sfuriate più brusche, mentre la costante dell'andamento obliquo dei brani viene confermata dallo sgraziato coro a cappella di "Suttee" (che vede tra i protagonisti anche Tony Dekker dei Great Lake Swimmers) e dall'ebbro strumentale "A Dune A Doom", che rimanda addirittura alle incursioni di Matt Elliott nelle desolate sonorità tradizionali dell'Europa più profonda.
Un apprezzabile cambio di prospettiva, dunque, per la band canadese, che in "Become Secret" mantiene inalterati alcuni capisaldi di quella narcolettica inquietudine che ne caratterizzava le opere precedenti, trasfigurandone tuttavia l'impronta attraverso forme scarnificate e una complessiva rideclinazione acustica che nulla toglie all'efficacia del risultato, anzi ne esalta gli spigoli più acuminati e tenebrosi. La brevità del disco e le sue modalità di realizzazione ne accentuano la sensazione di una provvisorietà non tuttavia riducibile alla stregua di una mera transizione, ma da interpretarsi piuttosto quale presupposto di un nuovo e stimolante approdo per un'esperienza artistica che ha saputo costruire la propria fisionomia proprio intorno alla ricerca ai margini di rigidi schemi e definizioni di genere.
20/03/2010