Sage Francis

Li(f)e

2010 (Anti-/ Epitaph)
alternative rap, alt rock
6.5

L'avant hip-hop ha sette vite. Ha valicato egregiamente il primo decennio dalla sua comparsa (o meglio codificazione) e veleggia verso il secondo espandendosi in molteplici direzioni. Tante quante sono i suoi artisti più rappresentativi. C'è chi ne lamenta la diaspora, l'irreversibile annacquamento delle caratteristiche originarie. Ma la realtà è diversa, più irriducibile, informale, sfaccettata. Innanzitutto perché è sempre un stato un “non-genere”, accomunato, al massimo, da minimali tratti salienti (il fatto di essere musicisti per lo più bianchi, d'estrazione universitaria o intellettuale, di filtrare suggestioni soniche desuete rispetto al rap tradizionale attraverso una cadenza ritmica a esso riconducibile, ad esempio). E in secondo luogo perché ha ormai assorbito e contaminato tutti i linguaggi da cui è stato lambito, incrociato, cambiandone radicalmente la percezione e diventandone parte integrante. Si può pensare dunque che non esista più una scena avant-hop poiché di fatto è disseminata un po' ovunque. Un pulviscolo ben mimetizzato in larga parte della vulgata alternativa.

È stato il disco nuovo di Sage Francis a indurci in tentazione con questo preambolo, visto che lui è comunque uno della prima ora, battezzato nella seconda covata di artisti della Anticon, per la precisione (il suo esordio “Personal Journals” - concepito sotto l'egida dei vari Alias, Odd Nosdam, Jel e Sixtoo - data 2002). Nativo di Providence, Rhode Island - la città di Lovecraft e Cormac McCarthy - già Slam Poet di livello nazionale e poi performer del rap che ha progressivamente spinto le coordinate del nuovo hip-hop nel cuore del circuito rock alternativo: fra alt-country, punk, indie-rock. Sempre più lontano dallo stile abstract della casa madre, tanto da firmare, già per il secondo disco, con la Epitaph, la label dei Bad Religion e dell'hardcore-punk californiano, etichetta per cui incide tutt'ora.
La sua nuova fatica “Li(f)e” amplifica e cristallizza questa tendenza. Per supportare il suo rimario libero e torrenziale lungo i dodici solchi dell'album, infatti, Francis ha riunito una piccola all-star del songwriting alternativo: da Tim Rutili dei Califone, il più presente, al povero Mark Linkous, presente in un brano soltanto, passando per Chris Walla dei Death Cab For Cutie, Jason Lytle dei Grandaddy e, dulcis in fundo, il sommo Yann Tiersen.

Tanti prestigiosi fattori che danno luogo a un risultato necessariamente composito, di fattura più che discreta, incardinato attorno a un alt-rock molto ritmato, scabro, chitarristico, che in più d'un episodio trascolora nel roots. Così se qualche movenza indie-tronica sopravvive in “Diamond And Pearls”, ma soprattutto nell'ottima “16 Years” (strie corali e pregevoli inserti di accordion), “Three Sheets To The Wind” e “London Bridge” (entrambe di Walla) imboccano con decisione la strada del punk-rock dei suburbs (con lo storytelling accelerato di Sage a tenere il tempo), “Polterzeitgeist” mette in luce estese scalfiture noise, “Little Houdini” e “Worry Not” dimostrano come il talkin' country/blues possa essere, a buon diritto, annoverato fra gli antenati del rapping (il Dylan di “Subterrean Homesick Blues” insegna).
A conti fatti, però, i pezzi migliori, quelli da tenersi comunque stretti al di là dei generi, sono quelli dotati di maggiore respiro cinematico: il southern-noir sporco e afoso di “Slow Man”, scritto e diretto con la consueta classe dai “Signori Calexico” Burns e Convertino, e il minimalismo sericamente regressivo e “proustiano” di Yann Tiersen per “The Best Of Times”, l'ideale per dare la stura al delicato flow of counsciousness di Francis, che ci parla dei suoi ricordi d'infanzia e delle spine del crescere.

E la vi(t)a dell'hip-hop continua, anche se, in questo caso, sotto spoglie ben mentite.

13/07/2010

Tracklist

  1. Little Houdini
  2. Three Sheets On The Wind
  3. I Was Zero
  4. Slow Man
  5. Diamonds And Pearls
  6. Polterzeitgeist
  7. Baby Stays
  8. 16 Years
  9. Worry Not
  10. London Bridge
  11. Love The Lie
  12. The Best Of Times

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