Sono già trascorsi trent'anni da quando la cantautrice dell'Hertfordshire Tracey Thorn formava, appena diciottenne, la sua prima band (le Marine Girls). Dopo questa breve parentesi arrivò un disco solista per l'etichetta Cherry Red, "A Distant Shore", e soprattutto l'incontro con Ben Watt che ha dato inizio al suo progetto più famoso e duraturo. Nel corso di due decenni, gli Everything But The Girl sono stati artefici di un pop raffinato e molto suggestivo, prevalentemente acustico, che a seconda dei lavori pubblicati flirtava più che volentieri ora con il latin jazz ("Each And Every One"), ora con atmosfere orchestrali alla Burt Bacharach (di certo in "Baby, The Stars Shine Bright") fino a quando, complice un ballatissimo remix di "Missing" curato dal DJ Todd Terry, i due musicisti - ora coniugi - hanno abbracciato il mondo dei dancefloor e quelle sonorità drum n' bass in voga nel Regno Unito negli anni Novanta con "Walking Wounded". A Tracey non sono mancate prestigiose collaborazioni, specialmente con gli Style Council (sua la voce in "The Paris Match", da "Café Bleu" di Paul Weller e Mick Talbot) e i Massive Attack, che hanno lavorato con lei più volte ("Protection", "Better Things" e una discreta cover di "The Hunter Gets Captured By The Game").
Durante la pausa di riflessione del duo, che prosegue ormai da "Temperamental", la Thorn si è concessa un disco solista nel 2007 ("Out Of The Woods") con diversi episodi riusciti, dal synth-pop alla Eurythmics di "Raise The Roof" ai richiami italo-discodi "It's All True", e ne ha inciso un altro che la vede tornare ad un pop cantautorale più asciutto e a quelle atmosfere più delicate ed intimiste che l'hanno fatta apprezzare nel passato. Chanteuse meno sofisticata rispetto a colleghe come Sade Adu, altra illustre esponente del movimento new cool d'Oltremanica, ha confezionato un disco di contrasti, astratto e al tempo stesso diretto, fatto di piccole storie di vita quotidiana. Un disco di appena trentotto minuti, registrato tra Londra e Berlino e che contiene otto nuove canzoni e due cover selezionate, come sempre, con gusto: "You Are A Lover" è del trio ungherese The Unbending Trees, mentre "Come On Home To Me" è un tributo a Lee Hazlewood interpretato in compagnia di Jens Lekman, col quale già aveva registrato un bel rifacimento di "Yeah, Oh Yeah" dei Magnetic Fields di Stephin Merritt.
In "Love And Its Opposite" l'artista si mette a nudo, e trasforma in musica e parole la crisi di una donna che si avvicina ai cinquant'anni; ci sono gli amici che divorziano, i dubbi sul matrimonio, il rapporto con una figlia che diventa donna (argomento di "Hormones", con degli handclaps che aiutano a sdrammatizzare), le preoccupazioni sul dover apparire piacente in un "Singles Bar" - tuttavia non tutto è per forza autobiografico visto che Tracey è da poco sposata con il proprio compagno d'una vita. "Oh! The Divorces" è la canzone che è stata scelta come singolo di lancio e segna un ritorno agli arrangiamenti orchestrali di metà anni 80, seppur meno ampollosi (Oliver Kraus e Beki Doe erano già con lei in "Here It Comes Again", dal suo Cd precedente).
Le tastiere di Ewan Pearson, produttore dell'intero disco, e il basso di Al Doyle degli Hot Chip rendono ammiccante quanto basta il secondo singolo, "Why Does The Wind?", già oggetto di qualche remix. Forse è il pezzo che più si collega al lavoro di tre anni fa. C'è un'elettronica quasi sussurrata che sorregge la melodia di "Late In The Afternoon", un altro buon episodio che emerge dalla cornucopia di canzoni insieme a "Swimming", con gli strumenti che subentrano un po' alla volta ad impreziosire il tutto.
Un'opera imprescindibile? Forse no. Tracey Thorn si dimostra una cantastorie ancora convincente, i testi sono molto curati, ma il tutto appare troppo spesso come se fosse sospeso in un limbo. Chi apprezza gli Everything But The Girl sin dagli esordi sa che i loro dischi hanno tutti un'identità precisa, mentre qui sembra che la cantante abbia preferito fornire agli ascoltatori un "bignami" di ciò che sa fare (bene) senza stupire e senza suscitare quelle emozioni che ha dimostrato tante volte di poter trasmettere, grazie alla sua voce inconfondibile e alla sua penna. In poche parole, non c'è un solo momento che possa essere paragonato a "Come On Home", ad "Apron Strings" o a quel capolavoro "minore" che è "The Road" (il brano più toccante dell'intero repertorio della coppia, con Stan Getz al sax). Nonostante le pecche "Love And Its Opposite" non è un disco stanco, e ripetuti ascolti aiutano molto a valorizzare le dieci canzoni.
22/08/2010