Emerge dal nulla e si spegne nel nulla, "Going Places". Movimento e tensione, il lento e magmatico scivolare del suono nel tempo e nello spazio. Non conta il punto d'arrivo, conta il viaggio in quanto tale. Eppure la dissolvenza in cui il viaggio va a spegnersi segna nella realtà la definitiva fine dell'avventura degli Yellow Swans. Già nel 2008 il duo originario di Portland annunciò infatti lo scioglimento, impegnandosi però a ultimare il lavoro sulle ultime uscite in programma.
Ed ecco che il 2010 ci regala il loro epitaffio, limpido e fragoroso testamento di due noiser che hanno fatto storia. Dal 2002 a oggi, decine di dischi, cd-r, cassette, split e quant altro. E se gli apici nella loro breve ma intensa carriera sono sicuramente diversi, l'ultima opera di Peter Swanson e Gabriel Mindel Saloman è un colpo di coda di quelli che lasciano il segno.
Tenuti a bada volumi e deviazioni psicotiche, gli Yellow Swans rallentano il passo e si concentrano sul morbido planare di materia celeste in dispersione, plasmando multiformi paesaggi dronici dai colori lucenti e vividi. "Going Places" è una gioiosa festa psichedelica, il solco di una cometa che attraversa il firmamento in stop-motion.
E' accecante l'incendiaria compostezza dark dell'iniziale "Foiled", vera e propria stargate che ci proietta nel tumulto ovattato di "Opt Out", le cui violente distorsioni si sublimano nell'evocativa sacralità di "Sovereign", fra austere reminiscenze Troum e impercettibili rimpalli sonori che si stagliano su lievi saliscendi.
La forza di gravità deflagra al cospetto dei sette minuti di "Limited Space", una tempesta che avanza e sbatte fragorosamente contro sempre più imponenti scogliere di rumore estatico. E nell'ipnotico crescendo della title track la tensione si accumula sino a deflagrare finalmente libera in un grido fugace e devastante di suoni saturati. Ne rimane la scia, polvere, frammenti, nel vuoto.
A “Going Places”, gli Yellow Swans allegano “Being There”, bonus disc che ne rappresenta l'ideale completamento. L'iniziale “Foil”, tra epiche bordate e magnificenti muri estatici, altro non è che l'elevazione a potenza del caos teorizzato nella divina “Limited Space”. E se il drone opaco e tetro di “Comedy Hypnosis” si apre a rivoli noise ottundenti, la liquidità spettrale del suono si sgretola nel ribollire conclusivo di “Public Space”.
Tutte queste tracce rimandano direttamente al disco cui sono collegate, mentre il delirio finale (“Inhabitants”) chiude un cerchio perfetto, avvicinando i fantasmi di “Psychic Sessions”, fatica targata 2006: l'avvio ambientale altro non è che il preludio a un attacco drone-noise di proporzioni infernali che si spegne quasi improvvisamente.
Noise piegato alla costruzione di architetture paradisiache, fredde mura di una città del futuro che abbracciano sia le catarsi più accese di marca Tim Hecker che la totalità sonica di Mr. Fennesz.
Il canto dei cigni è già consegnato alla storia.
01/03/2010
Going Places
Bonus disc: Being There