Azalia Snail suona da oltre vent'anni un pop atipico e sgangherato che, nel 2000, le è valso il premio di "best uncategorizable artist" di LA Weekly. In effetti, non è semplice inserire in un preciso filone musicale questo "Celestial Respect", sorta di concept sul sistema solare: intervallati da brevi intermezzi ambient, si susseguono synth minimali che fluttuano sospesi rendendo le canzoni stranamente prive di strutture ("Solar Riser", "Rescue Toy", "Savings Time"), ballate space-pop trascinate da fiati ("User System") e chitarre acide su ritmi sostenuti di drum machine ("Space Heater"). Su queste filigrane musicali, che si riallacciano in egual misura e per motivi diversi a Gong, Primal Scream, e Beck, la Snail canta da shoegazer, violentando la propria voce con delay e riverberi, incrementando l'effetto di inquietudine provocato da questa musica.
La formula alla lunga potrebbe risultare stancante, ma il disco dura abbastanza poco da non mostrare il fianco a questa critica.
26/08/2011