"Clouds", invece, è una ballata abissale, un microcosmo di interiorità deteriorata, che riflette immagini e sensazioni sotto forma di texture fangose, opache, così come, altrove ("Raccontamelo come fosse una favola"), è nella confusione/convergenza delle varie sorgenti sonore che sta tutta l'essenza di una poetica della sconfitta ("Bisogna saper perdere/ bisogna sapere come perdere"). Sempre aliena, a tratti paragonabile ad altri outsider del Bel Paese (Mauro Pelosi, Juri Camisasca), la sua visione continua a produrre paesaggi dell'anima in "Il sole domani" (i Bachi da Pietra rifatti dai Tarwater?), nel post-rock in defaticamento di "Fiori finti", raggiungendo nella lunga escursione drone-doom-metal (!) del brano eponimo il momento di massima trasfigurazione di un dolore esistenziale penetrante.
Probabilmente, "Fragranze silenzio" è disco incompiuto, con una cesura a livello di sonorità molto netta tra le prime "canzoni" e il lungo monolite finale. Eppure, è sicuramente un lavoro coraggioso e sincero, meritevole, dunque di un ascolto attento.
(04/03/2011)