Sarà per i suoi trascorsi, tra gli altri con Cold Cave e Parts & Labor, per la personalità della sua proposta musicale o, più prosaicamente, perché di musiciste sperimentali avvenenti come lei non ce ne sono molte in circolazione. Quali che siano i motivi dell'attenzione a lei riservata, sta di fatto che Sarah Lipstate, tramite il suo prolifico progetto solista Noveller, continua a ragione a richiamare persino i riflettori del mondo "indie", solitamente non molto incline a produzioni incentrate su loop edrone chitarristici.
Con "Glacial Glow", la Lipstate compie un ulteriore passo nella sua incessante ricerca sulle sonorità dalla chitarra elettrica (non per niente ha partecipato alla Guitar Army di Rhys Chatham e all'ensemble delle cento chitarre di Glenn Branca), suonata spesso con l'archetto, nonché effettata e filtrata elettronicamente. Potrebbe apparire una contraddizione in termini, ma il passo in questione è in direzione di un'essenzialità in buona misura svincolata da sovrastrutture, nella quale le variazioni sulla chitarra emergono in maniera più distinta e addirittura l'artista newyorkese si lascia andare a più di qualche arpeggio "pulito".
Quasi a voler fare da contrappunto agli incandescenti flussi magmatici di "Desert Fires", "Glacial Glow" presenta il lato (relativamente) più morbido delle sperimentazioni della Lipstate, che, pur non rinunciando a saturazioni e rumorismi sinistri, smussa in maniera decisa gli angoli delle sue esecuzioni, fino a catturare irrequieti bagliori ghiacciati.
Il ghiaccio di Sarah Lipstate non è infatti rappresentato dalla stasi di un isolazionismo ambientale, bensì da una lunga trama di sibili, riverberi e ondulazioni continue.
Stridori inquieti e distorsioni latenti non mancano nel corso della mezz'ora abbondante di "Glacial Glow" ("Entering", "Blue"), ma per ampi tratti del lavoro lasciano spazio a paesaggi nordici dai contorni quasi sognanti ("Glacial Wave", "Tuesday Before Poland"), alle iterazioni luminose e irregolari di "Waxwing" e finanche al cadenzato stillare di note ormai nemmeno più riverberate sulle ambientazioni atmosferiche di fondo della conclusiva "Ends".
Ognuno degli otto brani presenta, a suo modo, una propria personalità e sfumature cangianti, alcune delle quali è abbastanza sorprendente ritrovare nella musica firmata Noveller. Per questo, "Glacial Glow" svela profili parzialmente nuovi del progetto solista di Sarah Lipstate, il cui impulso avanguardista si apre dunque a uno spettro più ampio di quello originariamente legato alle sole destrutturazioni (post-)noise; la sua capacità di creare un denso spessore sonoro resta immutata, così come quella di rendere in musica le suggestioni "paesaggistiche" alle quali le sue opere sono improntate. Di contro, una certa disorganicità tra le varie tracce e l'incerta opzione espressiva ad esse sottesa inducono a ritenere "Glacial Glow" una sorta di album di passaggio per il percorso artistico di Noveller, senz'altro ricco di spunti di interesse ma frutto di uno sviluppo (o di una transizione) non ancora compiutamente a fuoco.
15/07/2011