I Pitch sono tutt'altro che dei novellini dell'underground italico. La frontman Alessandra Gismondi, probabilmente sconosciuta ai più, scrisse, una quindicina d'anni fa, il testo di quello che rimane un inno generazionale degli indie-rocker degli anni 90, "Lasciami Leccare L'Adrenalina" degli Afterhours, il cui leader Manuel Agnelli molto li aiutò a emergere. Dopo essersi sciolti nel 2001 ed essere tornati insieme nel 2004, dando alle stampe, nel 2007, il loro terzo album "A Violent Dinner", i Pitch si ripropongono nel nuovo millennio con un album che segna una netta rottura rispetto al sound del passato.
Sparite le suggestioni post-grunge e un sound essenzialmente punk-rock, la band ravennate torna con un album dalle forti influenze new wave, che non può non ricordare, di primo acchito, i Blonde Redhead di qualche anno fa. Il chitarrismo si ammorbidisce, l'atmosfera si fa più eterea e sensuale che in passato e questo "Comme Un Flux" si insinua docilmente nei sogni dell'ascoltatore. Elettronica e voci processate non sono più tabù, basta ascoltare "The Backdoor", manifesto attuale e al contempo trait d'union col passato. In "Divine" e "Blossom" la distanza con con Kazu Makino e i fratelli Pace si riduce al minimo, mentre in "Dna" la musica dei romagnoli diventa lisergica e ipnotica ma acida, con tanto di reminiscenze stoner. Il cantato francese della title track dà un tocco da chanteuse alla Gismondi, mentre in "Breakfast Star" rabbia e dolore si mescolano con fare quasi teatrale.
Un cambio di rotta inaspettato ma azzeccato da parte dei Pitch, anche se questo "Comme Un Flux", pur piacevole nel complesso, alla lunga stanca e il debito verso i Blonde Redhead pare fin troppo smaccato. Se sono rimasti una realtà nascosta finora nonostante i quindici anni di attività, difficile che sia questo il disco della svolta.
03/02/2011