Hexvessel

No Holier Temple

2012 (Svart)
psych-folk, neo-folk

Cosa ci fa un inglese nella profonda Finlandia? Come un reietto, un eretico inquisito dalle forze cristiane imperanti, il druido Matthew McNerney ha lasciato la Cornovaglia, dove il culto delle foreste, della Natura è morente, così come la magia del Regno di Mezzo, quello delle fate e dei folletti. Quale mondo migliore per ritrovarlo e adorarlo in segreto, se non i boschi sterminati e immacolati della Finlandia?
Antichi dolmen coperti di muschio, folti boschi di conifere e radure stellate compongono la scenografia delle processioni impaludate degli Hexvessel, band anglo-finnica autoproclamatasi devota a Sagan e ormai pienamente adottata dalla scena metal del luogo, data l’uscita sotto Svart.

L’apparentamento con la scena neofolk (Tenhi) e del folk-metal (sul genere Opeth, insomma) non è certo peregrina, nonostante le radici musicali siano diverse, e non è solo data dall’ambientazione “celtic-fantasy” del disco. È soprattutto l’estetica declamatoria, talvolta invasata ma sempre improntata alla rappresentazione degli Hexvessel – non a caso è DEE, qua richiamato in “Woods To Conjure”, un altro dei beniamini della scena metal – a giustificare questa affinità.
A parte alcuni episodi, però, di pura evocazione druidica (l’iniziale “Heaven And Earth Magic”, le parti cantate della suggestiva “Dues To The Dolmen”, tra Current 93 e Dead Can Dance), “No Holier Temple” pesca a piene mani dalla prog-psichedelia di Pink Floyd e Jethro Tull (si veda la lunga, grandiosa “Unseen Sun”).

È una caratteristica, questa, che permette di alleggerire l’inflessibilità espressiva che “deve” caratterizzare un’uscita di questo tipo, ad esempio nei dieci minuti di “His Portal Tomb”, in cui inaspettati svolazzi melodici acustici, di flauto, e armonizzazioni celebratorie si interpongono a rituali tellurici di chitarra elettrica, che finalmente si risolvono (dopo un “If you could speak/What would you tell me?” sussurrato nel silenzio) in un muto dialogo con una divinità di terra e roccia.
Ma in tutto “No Holier Temple” prende forma una sensibilità musicale di grande plasticità e raffinatezza: lo scuro incedere del blues psichedelico di “Woods To Conjure”, attraversato da un prolungato assolo di una tromba “spiritica”; lo svolgersi narrativo di chitarra “acida” e fisarmonica in “A Letter To A Birch Bark”; la processione nuziale di “Sacred To Marriage” che, tra archi e antichi strumenti a corda, progredisce fino a colorarsi in un ritrovo hippie nella comparsa finale di organetto e chitarra elettrica.

Insomma c’è tanto pane anche per i denti di chi potrebbe, a prima vista, considerare “No Holier Temple” un’uscita di genere legata a un certo pantheon, a un certo bagaglio di stilemi. Si rivela invece un disco vivo, una riuscita ibridazione tra la cultura di McNerney e della sua band, che si può ormai considerare l’astro nascente dello psych-folk europeo e non.

06/11/2012

Tracklist

  1. Heaven And Earth Magic
  2. Woods To Conjure
  3. Wilderness Is
  4. A Letter In Birch Bark 
  5. Elegy To Goyahkla
  6. His Portal Tomb
  7. Are You Coniferous
  8. Sacred Marriage
  9. Dues To The Dolmen
  10. Unseen Sun
  11. Your Head Is Reeling




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