La prima ricerca su internet la indirizzai sul nome di Kyle Thomas per scoprire nel suo passato una partecipazione al progetto stoner-metal di J. Mascis denominato Witch, ma la mia memoria associava il suo nome a un'altra band della scuderia Sub Pop, quegli Happy Birthday autori di un album gradevole che univa l'energia del grunge al glam e ai Flamin' Groovies.
Le prime note di "King Tuff" già provocavano in me orrore, ovviamente per aver trascurato una fonte così ricca di piacere, eppure i due album del 2006 e del 2008, nonostante una limitata distribuzione (cento copie il primo e una prima tiratura di 650 il secondo) erano diventati oggetto di culto tra gli estimatori del pop-rock-garage.
L'approccio è istantaneo, con accordi di chitarra indiavolati e travolgenti che destabilizzano il concetto di power-pop. "Anthem" indica subito le coordinate di un album privo di noia: glam, beat, rockabilly, psichedelia pop, accenni di bubblegum-music, testi irriverenti e tanto sano rock'n'roll, tutto filtrato dalla logica indie e lo-fi della nuova musica americana.
Questo è un album che ripristina la verità storica, riportando tutto al padre fondatore del rock'n'roll, ovvero Chuck Berry; canzoni brillanti, chitarre dal discreto vigore armonico, e un senso del ritmo naturale che solo l'era punk aveva ripristinato dopo anni di musica colta. "King Tuff" è un disco viscerale, un lavoro che va vissuto on the road per essere amato e compreso.
I dodici brani non brillano per originalità, ma altresì non conoscono cedimenti e ripetizioni: "Alone & Stoned" possiede il riff più travolgente, con il suo intenso mix di heavy e glam, "Bad Thing" sceglie le strade più scorrevoli del garage-pop, mentre il funambolico psychobilly di "Stranger" suona ingenuamente irriverente.
Tutto scorre con leggerezza e gusto anche quando il gruppo indugia in morbidezze ruffiane, tra ballate che citano i T.Rex ("Unusual World"), romanticherie in chiave cosmic-psych ("Swamp Of Love") e affascinanti citazioni degli anni 60 ("Loser's Wall").
Il nuovo album di Kyle Thomas e dei King Tuff non è rivoluzionario o innovativo, quello che anima le canzoni sono gli elementi più noti e familiari del pop e del rock, ma è indiscutibilmente una sana boccata d'ossigeno in un panorama musicale privo di una direzione e di una dignità stilistica, una musica che recupera le sue origini per dare tutta la vitalità necessaria al risveglio di un pubblico condannato a una fruizione passiva e indolore.
(10/09/2012)