La prima parte trascina un "solo" che è al contempo allarme, richiamo, sirena industriale, e pure una lunga serie di variazioni sul non-tema della "Metal Machine Music" di Lou Reed, in un percorso ritmico irregolare - un po' i synth algidi dei Kraftwerk e un po' l'elettronica screziata dei Suicide - con pigolio snervante, una sorta di "Mu" di Don Cherry diventato paradiso per robot automi. Il contrasto stasi-dinamica raggiunge livelli caotici in un climax di valanghe elettroniche e raggi laser.
Al quattordicesimo minuto l'elettronica rimane sola a invocare nuovi spettri, producendosi in continui miasmi distorti in bassa qualità. Una sola vibrazione fluttua e transita alla seconda parte, basata su di un battito equatoriale da ipnosi di massa. La variabile indipendente (l'assolo androide) stavolta si fa guardinga, opalescente, sinusoidale, non raggiungendo il free-jazz da fantascienza della prima, e anzi accostandosi più quietamente a stereotipi space-rock. La terza parte è ancor più fantasmagorica, con campioni, loop e musique concrete a trambustare sullo sfondo e una vibrazione sempre più spettrale, Tangerine Dream-iana, a condurre al silenzio di chiusa.
Forse un po' amatoriale, la vastissima omelia di quest'infernale "big band" dietro cui in realtà si cela un solo musicista (Angelo Bignamini, batterista dei Great Saunites) comunque suona e duetta sia con l'ambizione più fanatica che con la contemplazione più allucinata, il cui primo quarto d'ora rimane uno spartito irrazionale che ambisce a disintegrare e cannibalizzare vent'anni di noise-rock italico. Disponibile in download libero, oltre a uno split Ep con gli stessi Saunites.
(02/07/2012)
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