Prezioso. Questo aggettivo ha cominciato a ballarmi in testa, mentre nelle casse sfumavano le note finali di "Ark en ciel", brano di chiusura di quest'ultimo lavoro in studio del Notturno Concertante. Prezioso per tante ragioni, questo lavoro.
Innanzitutto per il "prodotto" in sé: un generoso cofanetto cartonato di ben 52 pagine, con illustrazioni e disegni di Fabio "Ming" Mingarelli, autore anche della splendida copertina. Il booklet è, inoltre, arricchito da fotografie e note, nonché dai i testi, il tutto in doppia versione linguistica, italiano e inglese. Ed ecco che la preziosità appare subito nelle sue componenti artistiche: musica, arte figurativa e poesia. Sì, perché nell'approcciarsi all'ascolto di "Canzoni allo specchio", occorre tener presenti questi tre elementi: le illustrazioni di Ming, oltre al valore intrinseco, sono altamente evocative rispetto alla musica; i testi, anche se, evidentemente, "seguono" la musica nella fase di composizione, manifestano un valore poetico che spesso va ben oltre la semplice suggestione ("Ahmed l'ambulante", tra l'altro, nasce dalla penna di Stefano Benni); infine la vera poeticità, nella sua accezione più ampia, è data proprio dalla componente musicale.
Il sesto disco della storica formazione irpina vede la luce a dieci anni esatti dal precedente "Riscrivere il passato", segnati dalla prematura scomparsa, nel 2008, del bassista Antonio D'Alessio, "true musician, real man", alla cui memoria "Canzoni allo specchio" è dedicato. Questa decade è trascorsa tra partecipazioni a dischi collettivi, colonne sonore e lavori solisti di Lucio Lazzaruolo, fondatore della band insieme a Raffaele Villanova.
Nel frattempo, il neo-prog delle origini ha seguito un percorso evolutivo che conduce in una dimensione musicale difficilmente catalogabile, ove il gruppo, oggi costituito da ben otto elementi, si muove agevolmente combinando diverse sonorità. Così, "Ahmed l'ambulante", che nasce sulla voce calda e intensa di Giuseppe Relmi, si sviluppa in un'ambientazione etnica, arabeggiante, solo supportata da un rock acustico. Il sapore mediterraneo è somatico nella breve "Young Man Gone West", mentre in "Come il vento" la poesia e il rock più raffinato prendono forza, in un mosaico vocale e sonoro che vede il prevalere dei fiati nella parte finale, uno dei momenti più alti del disco.
Le struggenti "Le anime belle" e "The Price Of Experience" (cantata in inglese) sono immaginifiche rivisitazioni di due classici della band, e tra queste è incastonata la breve strumentale "On Growing Older," dominata da chitarra acustica (con decorazioni alla Hackett), tastiere e archi, ricca di suggestioni. Il suono di un amabile sax avvolge "Canzone allo specchio", la cui melodia confluisce in una delicatezza elettrica fino alla chiusura del brano, mentre "La Milonga di Milingo" è un ulteriore contributo alla varietà sonora del disco, trattandosi, in pratica, di una bossa-nova.
"Lei vede rosso" è, poi, un vero e proprio incrocio di partiture, attraverso le quali sembra impossibile districarsi, almeno ad un primo ascolto, prima che "Ark en ciel", con le delicate immagini evocate dal suono della chitarra classica, chiuda le danze.
I tempi dei Marillion sono lontani e la definizione di neo-prog non risulta essere più adatta per indicare il sound odierno del Notturno Concertante. I grandi nomi che vengono in mente, ascoltando questo disco, sono quelli di Steve Hackett e Dave Matthews, nomi che rivendicano un'attitudine prog (peraltro sempre presente nella band irpina) ma che, nel contempo, la oltrepassano.
Accanto all'aggettivo "prezioso" è dunque corretto porre il termine "contaminazione" (la dimensione etnica, in particolare), perché solo in questo modo si può inquadrare al meglio questo disco finemente cesellato, evocativo e poetico in tutte le sue componenti, la cui complessità strutturale non inficia minimamente la predisposizione all'ascolto (anzi, avviene esattamente il contrario). Un lavoro curato, completo e per questo, ancora una volta, prezioso.
10/08/2012