“Non si esce vivi dagli anni 80”. Così recitava Manuel Agnelli con gli Afterhours nell'omonima celebre canzone, ma questa osservazione non è, fortunatamente, da intendere solo in senso negativo.
Questa fin troppo bistrattata epoca invece è stata, soprattutto nella prima metà, una fucina interessantissima di musica che spesso andava ad interagire anche con altre forme d'arte.
L'Italia ebbe in tal senso un bel circuito con Bologna quale centro principale, seguita poco dopo da Firenze. La città felsinea fu l'epicentro del movimento studentesco del '77 e degli anni della contestazione con Radio Alice in prima linea, ma parallelamente si rivelò anche un luogo importante per lo sviluppo delle espressioni dal basso (fumetto, teatro di strada, musica nelle cantine, moda alternativa).
Oderso Rubini fu colui che ben comprese come fosse importante supportare quella scena producendo le svariate band che agivano sul territorio, un'operazione che si è rivelata anche di documento storico per i posteri. Dapprima le produzioni su cassetta della Harpo's Bazaar, associazione culturale condivisa insieme a Cialdo Capelli e che organizzò anche il celebre festival “Bologna Rock”, e poi la creazione, nel 1980, della fondamentale etichetta Italian Records, ispirata alla Rough Trade inglese.
Il suo catalogo è da spulciarsi costantemente poiché è uno dei massimi esempi di quello che furono la new wave, il post-punk, l'art-rock e anche quella nascente italodisco, che proprio da qui iniziò a scaldare i motori per poi conquistare il mondo.
Oltre a svariati album, la label bolognese stampò un'enorme quantità di 7”, la maggior parte dei quali, ossia quelli datati 1980-1984, vengono nuovamente resi disponibili in questo mastodontico quanto necessario cofanetto “Italian Records-The Singles 7” Collection”.
Se l'operazione, nata per volontà dello stesso Oderso, è intrigante, questa diventa ancor più succosa quando si apre il box contenente i cinque cd. Infatti, oltre a loro, la confezione contiene una simpatica spilla dell'etichetta, ma soprattutto un prezioso booklet con storie e testimonianze dello stesso boss quanto di esimi giornalisti (tra questi Federico Guglielmi e Christian Zingales).
Ma la vera chicca è la rappresentazione fotografica delle copertine originali, fronte-retro, di quei vinili, una vera e propria goduria per chi è cultore anche dell'aspetto grafico.
Con questa sorpresa in più ci si accinge quindi alla riscoperta di quei suoni, dove alcune proposte suonano sicuramente datate ma intriganti, mentre altre risultano ancora attuali. Nelle oltre cinque ore di musica si possono ascoltare i Gaznevada sia nella loro iniziale versione post-punk (“Nevadagaz-Blu Tv Set”) che in quella maggiormente elettro-pop che arrivò anche nelle classifiche nazionali che al Festivalbar (“I.C. Love Affair/Agente Speciale”), i vari progetti estemporanei e che cavalcavano più generi, dal rock al funk, di Freak Antoni (Skiantos) nelle sue diverse incarnazioni (tra queste I Nuovi '68, I Recidivi, Hot Funkers ecc.), che all'epoca uscirono in altro cofanetto con il titolo “L'Incontenibile”.
C'è Johnson Righeira e il suo buffo avant-pop, prima dell'esplosione di singoli come “Vamos a La Playa” o “No Tengo Dinero” insieme al suo compare Michael. E ancora gli ipertecnici Confusional Quartet quanto i più misconosciuti Alphaville fino ad arrivare alla sezione “Ghost Singles”, ossia la presentazione di 7” realmente mai usciti (anche se registrati originariamente negli studi Italian ma che per qualche motivo non finirono nei negozi) e che ora vengono lanciati con tanto di singola copertina ex-novo. Tra questi ci sono i grandiosi Rats con alla voce Claudia Lloyd, ottima band no-wave che poi diverrà rock fm con l'album “Indiani Padani”, i fiorentini Neon con “Lobotomy/Last Dance”, le punk movers Clito (“Se La Vita È Faticosa/Giangol”) e una rappresentanza del "Great Complotto" di Pordenone (altra scena contemporanea e in qualche modo gemellata a Bologna) con i curiosi no-wave 01001101010111001010 (Cancer).
Pur contenendo tanto ma tanto materiale, questa importante raccolta non perde mai smalto, mantenendosi sempre su ottimi standard e con rare cadute di stile, raccontando con molti stimoli un periodo della più recente storia musicale italiana che ultimamente è oggetto di una meritata rivalutazione.
(07/05/2013)