C'è un che di sacro, di eterno, nella musica di Allysen Callery. Aggettivi forse abusati, per musicisti voce e chitarra che nell'atemporalità del proprio suono trovano sbocco naturale a simili categorie descrittive. Nonostante tutto, sarebbe davvero ingiusto non sottolineare il forte senso di trascendenza che emana la musica della cantautrice del Rhode Island, tra le più valide e interessanti muse folk ad essersi affacciate negli ultimi anni nel vasto proscenio autoriale a stelle e strisce.
Al quinto disco complessivo in carriera (ma terzo full-length, se si esclude il binomio di Ep pubblicato nelle due scorse annate), questo senso di spiritualità, di intimo ripiegamento, non soltanto non è svanito, ma continua a permeare profondamente l'arte della musicista, in dieci bozzetti acustici che mantengono intatto tutto il loro taglio evocativo: la forza di un incantesimo antico quanto la musica stessa.
Slegato da logiche e contesti territoriali (un'indipendenza timbrica fortemente cercata già nei precedenti lavori), con il picking di chitarra a tratteggiare nient'altro che i moti del cuore dell'autrice, "Mumblin' Sue" è disco che vede la Callery condursi con convinzione ancor più accresciuta nei territori arcani propri di una Meg Baird o dell'amica Jessica Pratt, per quanto privi dello spesso strato di polvere che circonda la seconda.
È più la voce degli Espers a costituire comunque il miglior punto di contatto con la cantautrice, nella misura di interpretazioni delicate e misurate (si ascoltino "I Had A Lover I Though Was My Own" e "Your Skin Does Not Lie"), di intrecci di chitarra personali e ben identificabili (stupendo il tiro di "My Carolina"), di un'essenzialità melodica che non rinuncia a coloriture emotive di ampio respiro ("In Your Hollow", "Highway Gone").
Relegati a pochi episodi i riferimenti più espliciti alla tradizione (la stessa "My Carolina", "Your Minnesota Smile"), nei restanti quadretti i racconti di Allysen, sospesi in un limbo che sublima al contempo esperienze individuali e costruzioni di fantasia, esprimono tutta la sua feconda naturalezza, strappando attimi di puro rapimento.
Si conferma in definitiva tutto il valore della cantautrice statunitense, fieramente stabile su un tracciato di spoliazione che la sta rendendo, pubblicazione dopo pubblicazione, tra le più credibili interpreti del cantautorato folk.
20/11/2013