Dopo l’incerto canzoniere di “Last Summer”, Eleanor Friedberger, la metà femminile degli ormai mitici Fiery Furnaces, ci riprova con “Personal Record”. Per quanto, come da titolo, questo disco voglia essere un più personale assaggio della sua poetica, Eleanor lascia una volta di più l’amaro in bocca.
Il pop solare Beatles-iano di “I Don’t Want To Bother You” e “Tomorrow Tomorrow”, quest’ultima con l’unico momento distorto dell’album, si lascia alle spalle qualsiasi complicanza armonica. Oltre a una “When I Knew” appena più sudista e accelerata, una più contagiosa e sprintante “Stare At The Sun”, che vorrebbe cercare di imitare e ricalcare la loro “Tropical Iceland”, ma non ne raggiunge il carisma e la pregnanza, e l’esperimento elettronico (invero malriuscito) di “You’ll Never Know Me”, Eleanor non sembra poter andare.
Gli unici refrain amabili provengono da canzoni che, però, pagano il pegno di essere dominate dalla sua voce e sciupate dalla sua verbosità, come per la pacifica danza di “Echo Or Encore” e la sempliciotta “She’s A Mirror”. I 6 minuti di lentone retrò di “Other Boys” potrebbero essere un buon showcase per la sua ugola, ma - di nuovo - l’autrice preferisce dare attenzione esorbitante alle liriche irrilevanti con accompagnamento ingessato. I troppi suoni presenti in “I Am The Past” non intaccano il momento più sincero della collezione, che quasi riecheggia i Jefferson Airplane più folkish.
E’ una disfunzione, o meglio una rappresentazione, che esplica - come per i due Royal Trux nel dopo scioglimento - quanto poco funzionino i fratellini Furnaces presi da soli. Fiacco nelle melodie, generico nell’impostazione generale (bastava un pugno di brani via internet per i fan); qua e là qualche vagito d’entusiasmo sbarazzino. Disponibile anche in vinile, in bundle con maglietta e calendario.
11/06/2013