A partire dal 2010, Testa confeziona con questo nome di battaglia diversi Cd-r e diversi concerti in giro per la Romagna, le cui highlight sono la spettrale “Cesenatico”, la quasi orecchiabile “Fino alla Fine di Cervia”, i radiomessaggi che interferiscono in “Pastis”, l’ingenua parodia del “Trans-Europe Express” Kraftwerk-iano in “Transexual Esperience”, sovrapposto a spezzoni d’interviste di strada, l’effetto riverbero vocale di “Lungomare” e quello sdoppiato di “Nascosto tra le Foglie”, a donare un minimo di drammaturgia alle sue smunte canzoni.
Il nuovo “Disperate Abitudini” importa la chitarra elettrica, avulsa da qualsiasi distorsione, in luogo dell’acustica, ma il risultato è davvero lo stesso, tanto nel fare da bluesman di “Domenica” quanto nel monologo apatico che si trascina su un sottofondo di arpeggi generici della title track.
Talvolta affiora un certo amore per il pop italiano dei primordi, dai sovratoni alla Claudio Villa di “Spiaggia Libera”, allo stornello da falò di “Io Non Sarò Qui”, al lentone arpeggiato da serenata di “La Noia”. Ma aprono e chiudono sempre e comunque due numeri spettrali, “Fumo”, dal canto ostentatamente roco, e la rarefatta e silenziosa “Morire a Misano”.
Collezione di brevi epitaffi senza pretese che riecheggiano chansonnier e maledettismo. Non è musica ma risaputa poesia cantata sulla caducità della vita di provincia, per questo spesso sgrammaticata nella forma-canzone e ingloriosamente amatoriale nella resa. Liriche raffazzonate, anche se qui e là pregne di sonnolenta disperazione.
(27/09/2013)