L’orchestra del fuoco, dopo aver celebrato con il live album “Second Exit” gli ottimi riscontri dell’esordio, ritorna sul luogo del delitto con altre due lunghe composizioni, approfondendo il versante bandistico dell’operazione. Nello specifico, come confermano anche le note di pubblicazione, i nomi di Charlie Haden, Sun Ra, Mike Westbrook e Chris McGregor ritorneranno più volte buoni come termini di paragone, anche se il retroterra funk è sempre pronto a mettere a soqquadro le diverse scenografie. Quanto alle escursioni kraut-rock che era possibile ascoltare su “Exit!”, qui sono quasi del tutto assenti, superate da un disegno d’insieme che gioca sulla contrapposizione di pieni e di vuoti, di dinamiche e di sfumature. Un disegno invero non sempre così convincente, forse perché a questo giro Mats Gustafsson (circondato dalla solita schiera di musicisti) ha preferito sacrificare l’aspetto emozionale sull’altare di una sperimentazione più consistente.
Nello specifico, “Part One” procede da una lenta e avvolgente invocazione, proiettata, attraverso un bagno di elettricità, verso un ipnotico rimestare funk, sempre guidato dalla voce vibrante e passionale di Mariam Wallentin e, a lungo andare, fronteggiato da un crescendo orchestrale fatto di barriti di sax, svirgolamenti burrascosi e contrappunti solenni. Un ostinato funk-jazz va, dunque, nella "Part Two", a perfezionare il tutto seguendo traiettorie metropolitane lungo i sentieri scavati dai ruvidi vocalizzi di Simon Ohlsson.
Senza soluzione di continuità, emergendo dal marasma di un’esplosione improvvisa, la “Part Three” alza il sipario su un caos di rumori e frequenze disturbanti. Insieme a "Part Four", fanno oltre trentadue minuti di musica, in cui emerge il lato più anarchico dell’orchestra, presentandoci un altro viaggio sonoro mediamente affascinante, tra scambi fiatistici pregni di dolente rassegnazione, stratificazioni di voci disumanizzate, bisbigli sintetici e svolazzi di piano elettrico, oltre alle solite parate funk-jazz più o meno effervescenti, più o meno solenni.
Insomma, pur non eguagliando “Exit!”, “Enter” è sicuramente un disco di classe, che non mancherà di scaldare i cuori di molti appassionati.
14/06/2014