La storia dei Jungle è - perdonatemi il paradosso - banale nella sua peculiarità. Tutto inizia nel giugno 2013 con la pubblicazione del singolo “Platoon”: funky, soul, falsetti tra Bee Gees e Tv On The Radio e l’hype machine si attiva all’istante. Del resto, come potrebbe non destare interesse un duo che nasconde la sua identità dietro le proprie iniziali, J e T? Si sa, il web si ciba di queste storie fatte di vedo e non vedo. Aggiungiamo poi il giusto tocco retrò sempre di moda - vedi le riuscite operazioni di Daft Punk e Blood Orange - e il gioco è fatto.
Dopo “Platoon” arrivano “The Heat” e “Busy Earnin’”. A far parlare non è solo la loro musica ma anche i video a base di balletti, tute Adidas e paesaggi urbani. Nel frattempo, viene svelata l’identità dei due musicisti: si tratta dei due bedroom producer, così si auto-definiscono, Josh Lloyd-Watson e Tom McFarland.
E’ quindi tutto pronto per l’ omonimo album d’esordio, che arriva a luglio nientedimeno che per la XL Recordings. Nessuna sorpresa rispetto a quello già proposto con i singoli: groove funky, percussioni, qualche handclap qua e là e soprattutto falsetti onnipresenti. Grazie a questi ingredienti i Jungle confezionano diversi pezzi ai quali è difficile resistere: non si può che rimanere colpiti dal ritmo di “The Heat” e “Time”, o dal riff di “Busy Earnin’”. A parte i singoli sopracitati spicca la bellissima “Julia”, nonostante il duo abbia ammesso di aver faticato molto nel darle la giusta forma.
Di sicuro quella che potremmo chiamare “Operazione Jungle” può dichiararsi riuscita: la band ha saputo giocare bene le sue carte sia a livello di contenuti che di confezione. Nel loro album sono stati sapientemente mixati i classici suoni dance-funky con quelli più contemporanei provenienti dal mondo dei producer, al quale i due musicisti londinesi appartengono. Forse la confezione ha qualche fiocco di troppo: rimane durante l’ascolto la sensazione di un prodotto un po’ artificioso. Manca inoltre qualcosa dal punto di vista della quantità per definire “Jungle” un bell’album, ma come esordio non può che essere considerato una prova positiva.
25/08/2014