Oggi sappiamo che la vera svolta pop era di lì a venire, nel giro di due soli anni, nel mezzo dei quali Pioulard ha trovato il tempo per un bel ritorno su Kranky (“Hymnal”) e Irisarri ha consacrato il suo drone side su uno dei dischi più belli dell'anno scorso. Tutti mondi dei quali non troviamo traccia in “Yearling”, che riparte invece proprio dagli scenari incontaminati del suo predecessore, trasferendo però il proprio cuore dalla sfera della suggestione estetica a quella dello spettro emotivo. Se “Orcas” dipingeva un viaggio in un paradiso sottomarino, qui si torna in superficie, tra spiagge, boschi e tramonti.
Ed è già nelle acque dolci mosse dal vento di “Pethricor” che si consuma l'emersione, il distacco tra passato (ambient) e presente (pop). Solo la nostalgica “Selah” si concede un ultimo tentativo di sguardo verso il fondale marino, quasi un sussurro di addio. I primi passi sulla terra ferma avvengono all'insegna del sole limpido nello splendido omaggio a Robin Guthrie di “Infinite Stilness”, quella pop song da capogiro scelta pure come primo singolo che si candida senza mezze misure a manifesto della nuova arte a firma Orcas. Scampoli d'estate che si spengono lasciando spazio all'autunno nelle velature di “Capillaries”, dove la malinconia prende il sopravvento.
Facile sarebbe ricondurre questa nuova alchimia ad alcune fra le più belle canzoni scritte dal cantautore (Pioulard) unite alle partiture più sognanti e cristalline mai firmate dal compositore (Irisarri): imprevedibile è stato scoprire, nell'intervista concessaci dai due, che i ruoli sono qui invertiti, fatta eccezione per il notturno folk di “An Absolute” (quasi un outtake di “Lasted”). E dunque il sole splendente di “Half Light” è il volto pop di Rafael, e la re-immersione in otto minuti di puro drone di “Tell” è un'improvvisazione firmata dal solo Thomas alla chitarra. Di mezzo “Filament”, una retromarcia laconica a coronare il romanticismo di cui tutto il disco è pregno. Un romanticismo pop, fra i più seducenti dei nostri tempi.
(24/10/2014)