Sono sicuramente uno dei più bei segreti custoditi dal pop scozzese, i Pearlfishers di David Scott, ovvero i Teenage Fanclub con Beach Boys, Fleetwood Mac e Simon & Garfunkel come numi tutelari, e non con i Big Star. “Open Up Your Colouring Book” è il loro ritorno dopo sette anni di iato, e contemporaneamente il loro settimo disco dal lontano 1993.
Più di vent’anni di carriera celebrati dal gruppo con un’opera di rilancio a tutti gli effetti: sedici brani per 67 minuti di musica, una rivisitazione in chiave forse più matura e classica ma sempre centrata del loro pop senza tempo, in cui trovare finalmente chiarezza, nella scrittura così come negli arrangiamenti.
Il ritmo, le atmosfere si sono decisamente dilatati rispetto agli esordi della band, e ora la scena è spesso presa da arrangiamenti cameristici, non solo per la presenza di archi e di strumenti tipici del genere “da camera” (“You’ll Never Steal My Spirit”, la title track), ma proprio per il tono generale delle canzoni, difficili da inquadrare nel passato più guitar-pop della band anche quando gli strumenti rimangono gli stessi (“Gone In The Winter”).
È così forse che i Pearlfishers si inseriscono con più decisione nel micro-filone revival del pop-rock melodico soprattutto americano anni 60/70, tra cui vanno ricordati Brent Cash, Starling Electric e gli italiani Warm Morning, con la freschezza unica del pop scozzese come biglietto da visita, che rende più digeribile la lunghezza comunque impegnativa del disco.
La qualità dei pezzi rimane comunque immutata: bella la progressione delle armonizzazioni di “I Don’t Wanna Know About It” e “Silly Bird” (potrebbero averle fatte gli Zombies, dieci anni dopo “Odessey And Oracle”), il falsetto armonizzato di “You Can’t Escape The Way You Feel” (i Bee Gees che fanno power-pop). Il disco forse più orgogliosamente fuori moda dei Pearlfishers, ma sicuramente un’opera unica in una già unica carriera.
25/05/2014