Stephen Steinbrink

Arranged Waves

2014 (Melodic)
indie-pop, songwriter

Alla più assoluta mancanza di notorietà deve averci fatto il callo Stephen Steinbrink, anomalo songwriter statunitense già autore di un buon numero di dischi ed Ep che in rete risultano accreditati, indifferentemente, a lui o alla band di accoliti guidata da circa un decennio, i French Quarter. Quel poco di visibilità che gli è riuscito di raccogliere risale ai primissimi passi, ancora nella natia Arizona: il promettente esordio eponimo del gruppo (2007), il successivo split con gli Andrew Jackson Jihad e la discreta opera prima a suo nome, “Ugly Unknowns” (2009), tutti licenziati intorno ai vent’anni. Dopo di allora, tanto oscuro lavoro carbonaro, buone paginette di cantautorato weird (“I Drew A Picture” la migliore, due anni fa) e il consueto buco nero di riscontri.

A tirarlo fuori dal cronico anonimato prova oggi una piccola etichetta inglese, la Melodic, che si fa carico di ripubblicare (con giusto un paio di omissioni non rilevanti) la sua più recente fatica autoprodotta, quell’"Arranged Waves" già snobbato nel 2013 come i suoi predecessori prima di lui.
Quieto per indole sino al parossismo, parco e zampettante negli arrangiamenti ma con dalla sua un candore semplice, contagioso, stilisticamente avvicina gli standard di un indie-pop di matrice nordamericana, sull’onda lunga di Shins e Fruit Bats (l’ultimo, tenue gioiellino della band di Eric D. Johnson torna alla mente con prepotenza in “Synesthetic Ephemera”, se possibile ancor meno esuberante del modello), rivelando di sponda più di un’affinità con la gentilezza proverbiale dei Weepies, per chi se ne ricordasse. Nulla di clamoroso , insomma, per quanto frutto di una scrittura garbata e – difficile a credersi – già meno timida che a inizio carriera.

Disadorno in decorazioni che si confermano esili e oltremodo trasparenti, Stephen incanta con refrain leggiadri e una carezzevole voce efebica. Quello che si configura è un disco ordinato, diligente e dai contorni delicatissimi, tutto luci soffuse e soft focus come nella lenitiva “A Simple Armature Of Your Ideal World ”, sorta di sogno ovattato che rende più che solare l’amore di sempre per John Lennon. Anche il debito di riconoscenza e ispirazione nei confronti di Elliott Smith pare innegabile, per quanto Steinbrink sia interessato a perseguire una propria via, aperta a una meraviglia magari ingenua ma assai meno cruda o diretta. Affabile, confidenziale ma non certo lacerante, intrattiene con dolcezza senza promettere nulla che non sappia di poter mantenere. Più di rado capita che si travesta da minimalista scandinavo come quando, nella stilizzazione della più rarefatta ed estatica “Tangerine”, ricorda da vicino il Teitur dei bei tempi.

I risultati si fanno particolarmente apprezzabili nell’incantevole “Sand Mandalas” come in “Animate Dust”, dove l’essenzialità del songwriting palesa una felice propensione melodica in confezione povera ma dignitosa, priva di additivi formali e con più di un richiamo agli Eighties meno appariscenti (emblematico il sottile incantesimo “It's So Pretty (What You Did For Me) ”, poco più di un ritornello congelato nella distanza, in un passato forse più immaginario che altro). E’ un altro episodio lennoniano forse oltre il lecito (“It Takes A Lot To Change A Mind”), ma ben dissimulato da un understatement che evidentemente tende al patologico, a chiarire come il cantante si muova con mille cautele ma anche con grazia, e provi a conquistare, in virtù di scarti minimi, variazioni marginali su temi reiterati, all’interno di trame che in altri si direbbero scolastiche.

E’ bravo il giovane Steinbrink ad affascinare con pochissimo. Senza mai davvero suscitare il fatidico tuffo al cuore, ma risparmiando nel contempo all’ascoltatore sbavature o soluzioni pacchiane. A suo modo, un talentuoso impressionista della canzone. E un discreto luminista, anche. Amabilmente inessenziale, all’apparenza impalpabile, eppure capace di rivelare una concretezza non priva di maturità. Questo indipendentemente da una fama che, non abbiamo dubbi, continuerà a voltargli le spalle.

07/09/2014

Tracklist

  1. Now You See Everything
  2. Animate Dust
  3. Trust
  4. A Simple Armature Of Your Ideal World
  5. Synesthetic Ephemera
  6. Brand New Manic Brain Holder
  7. Tangerine
  8. It’s So Pretty (What You Did For Me)
  9. It Takes A Lot To Change A Mind
  10. Sand Mandalas
  11. Impress My Memories
  12. Arranged Waves

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