Parte da questa idea, poetica, consolatoria, rassicurante, Antonio Di Martino, cantautore siciliano trentenne. Da qui, con gesto pittorico descrive la sua isola, il suo paese, utilizzando colori pastello utili a tratteggiare in realtà tante altre province e campi di grano, sogni sognati su e giù lungo il Paese, quello con la lettera maiuscola. Storie di persone che se ne sono andate, che le circostanze hanno costretto a partire, ma che poi il destino lascia anche tornare. E’ il terzo album di studio e oggi come non mai, cantando ciò che più lo ispira e che meglio conosce, l’artista trova il suono, l’espressione tangibile della raggiunta maturità: dodici tracce per un viaggio da vivere dall’inizio alla fine, una conferma di talento che va ben oltre le eventuali influenze e si fa solida realtà del panorama nostrano.
Naturale, quasi inevitabile che per dar forma e sostanza alle canzoni si dovesse registrarle in un casale sperduto nelle campagne della provincia palermitana: una produzione ricca ma non ridondante, miscela elettroacustica di chitarre, pianoforti, synth e sezione ritmica, ai quali si aggiungono episodicamente archi, languidi sprazzi di marimba, squilli di tromba. Si alternano ballate struggenti e tempi medi all’insegna di un pop/rock levigato, cesellato, nella migliore tradizione cantautorale. Ospiti di riguardo: Francesco Bianconi dei Baustelle, presente in “Una storia del mare”, e Cristina Donà a impreziosire la conclusiva “I calendari” entrambi i pezzi tra i più riusciti di un disco che, lo ripetiamo, andrebbe comunque fruito nella sua interezza.
E pensare che la prima idea alla base di tutto il lavoro era balenata sul sedile di un autobus in Messico: l’autore guarda fuori dal finestrino, osserva immagini che in qualche modo gli ricordano la sua Sicilia, a oceani di distanza. Da qui la suggestione di un paese, anzi "del paese". Minuscolo e gigante. Antidoto alla frenesia dei tempi moderni. Luogo natio, di commiati e ritrovata accoglienza. Là dove una beatitudine può arrivare all’improvviso così come una rondine, e fare primavera.
(03/05/2015)