Dirk Serries

Unseen Descending And Lamentations

2015 (Consouling Sounds)
ambient-drone
6.5

In tandem con la convincente prova al fianco di Rutger Zuydervelt, uscita anch'essa su Consouling Sounds qualche mese fa, Dirk Serries ha regalato all'etichetta connazionale anche un lavoro firmato esclusivamente a suo nome. Trattasi, come di consueto, di uno stacco stilistico dalle trascinanti odissee improvvisate della New Wave Of Jazz, con corrispondente ritorno a suoni squisitamente ambientali. “The Origin Reversal” dell'anno scorso, assieme agli “Stream Of Consciousness” disseminati l'anno prima, aveva segnato la riconciliazione con quell'esegesi della purezza elaborata a nome vidnaObmana, operazione che prosegue su questo “Unseen Descending And Lamentations”.

Composto da due lunghe digressioni senza titolo, spalmate rispettivamente sui lati A e B dell'Lp, il disco rappresenta un punto di incontro tra i comeback riflessivi di cui sopra e le stratificazioni di droni roventi evolute nell'altra serie (quella dei “Microphonics”) prima e ulteriormente rielaborate quest'anno su “Disorientation Flow”. Una sorta di incontro, dunque, tra le due attuali personalità atmosferiche di Serries, l'una legata ai trascorsi storici, l'altra in relazione attitudinale con la reinvenzione impro di quest'ultimo lasso della sua carriera. Il tutto attraverso una tecnica similare a quella elaborata proprio nella collaborazione con l'(ex?) Machinefabriek, passaggio potenzialmente decisivo nell'evoluzione presente e possibile del sound del maestro belga.

I venti minuti della prima metà sono costruiti su un telaio ciclico, all'interno del quale gruppi di droni si legano e slegano, andando a completare una serie di combinazioni possibili. Si passa dalle vibrazioni quasi impercettibili dei primi minuti alle basse frequenze in forma di rumore del finale, attraverso un cuore fatto di flussi placidi, colori tenui e temperature basse. È il bianco a dominare, in una sorta di passeggiata a rilento nei meandri più quieti della coscienza: una meditazione quasi raga dove la purezza torna protagonista, a livello sostanziale piuttosto che estetico, prendendo il posto della tensione cercata e trovata nelle precedenti esplorazioni.

Decisamente più tesa è invece la seconda metà, almeno considerandola nella sua interezza: le microevoluzioni della prima suite lasciano qui spazio a una stasi apparente, un tessuto sonoro che si edifica nei primi minuti e rimane stabile per tutta la durata del brano. Tutt'attorno, però, sciami di droni e frequenze si intrecciano progressivamente, costruendo un climax inquieto che si rivela solo nei minuti conclusivi, destabilizzando il cuore del brano a suon di vibrazioni e saturando il soundscape. La libertà creativa figlia del metodo impro rende sostanzialmente imprevedibile ogni sviluppo: il viaggio si configura effettivamente come scoperta e ricerca, piuttosto che come realizzazione di un disegno prestabilito.

Messi da parte, temporaneamente, i ritratti dell'esteriorità macchinale dal punto di vista “rovente” e soggettivo della coscienza tanto quanto i monologhi sulle sensazioni più profonde della stessa, Serries si addentra qui nella sua stessa essenza da due prospettive e in due luoghi differenti. Un'operazione più “scientifica” e meno partecipata, più sonora e meno interiore, attraverso la quale il belga giunge a una conciliazione definitiva delle direttrici sonore del suo presente. Confermandone, una volta di più, l'elevatissimo valore assoluto.

02/07/2015

Tracklist

  1. A
  2. B

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