Manyfingers

The Spectacular Nowhere

2015 (Ici D'Ailleurs)
chamber, trip-hop

Già compagni di squadra nei validi Movietone, i bristoliani Christopher Cole e Matt Elliott si cimentano a nome Third Eye Foundation nel downtempo drill’n’bass. Cole è così pronto al varo del progetto Manyfingers, un po’ un misto di queste due esperienze. Il primo “Manyfingers” (2004) è improntato a folk-tronica e chamber-tronica, ma in un modo molto austero, vicino, nel tono, alla musica minimalista. Il secondo “Our Sworn Shadow” (2005) accentua se possibile questa austerità fino a spingersi dalle parti di Rachel’s e Penguin Cafe.

A parte la collaborazione nell’ultimo “The Dark” (2010), uno split con lo stesso Elliott del 2012, e la partecipazione al supergruppo hip-hop dei Numbers Not Names (“What’s The Price?”, 2012), tutti episodi sorvolabili, Cole tace per un buon decennio.
Il ritorno con “Spectacular Nowhere”, nonostante un’overture che vorrebbe omaggiare Moondog ma invece si nutre di sardonico fervore sinfonico Michael Nyman-iano come “Ode To Louis Thomas Hardin”, praticamente rifonda da capo a piedi il progetto Manyfingers.

La novità più palese è il canto, che peraltro è il protagonista di uno dei due grotteschi balletti tribali ed esoterici che delimitano l’album, “The Dump Pickers Of Rainham” (una versione più scaltra e leggera dell’ultimo grande Scott Walker); il secondo, “Triplets”, all’opposto anche perché solo strumentale, è un valzer minimalista che balla con un agguerrito stuolo di percussionisti e sottili dissonanze elettroniche.
“Erasrev” diventa una filastrocca posta soltanto alla fine di una lunga cavatina per piano attorniata da contrappunti nevrotici, ma anche più allettante è “70”, un minuetto infantile e circense dalle movenze metronomiche, un negozio di giocattoli che si anima e danza libero.

In “Alone In My Bones” la voce è deformata sotto forma di ronzio elettronico e pure tenuta in secondo piano sotto forma di coro triste, perché la scena stavolta è occupata e invasa da una magistrale costruzione in crescendo di una fanfara funebre. Lo stesso vale per l’incalzante tango di “From Madam Hilda Soarez” per duetto dimesso e soundscape tremolante.
Ma Cole è sempre e comunque un competente arrangiatore, e lo dimostrano due strumentali per batteria cubista e mormorii di archi (“Go Fuck Your Mediocrity”) e ottoni (“Le Probleme De Charbon”), al livello del miglior Wagon Christ.

Dopo aver acquisito le competenze di musicista da camera, Cole acquisisce i voti del compositore totale, in grado di dosare saggiamente la voce (David Callahan dei Moonshake) e di addomesticare moltitudini di timbri. Ci riesce partendo da una forma mai troppo tortuosa, anzi a volte basata su spunti elementari, e pervenendo a un uso grandioso degli effetti sonori che rende l’illusione di un viaggio che assorbe e stranisce. La lezione dei fratelli Barnett ha già dato un frutto ragguardevole.
Traccia bonus: “The Nutering Of Stanley”.

16/03/2015

Tracklist

  1. Ode To Louis Thomas Hardin
  2. The Dump Pickers Of Rainham
  3. Erasrev
  4. No Real Men
  5. 70
  6. Alone In My Bones
  7. Go Fuck Your Mediocrity
  8. It’s All Become Hysterical
  9. The Spectacular Nowhere
  10. From Madam Hilda Soarez
  11. Le Probleme De Charbon
  12. Triplets

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