Mark McGuire

Beyond Belief

2015 (Dead Oceans)
neo-prog, synth-ambient

La sterminata produzione degli Emeralds e dei suoi tre ex-membri pone l’ascoltatore di fronte a un dilemma. La continua diluizione di kosmische musik, synth-ambient, drone, minimalismo e new age non sempre riesce ad essere baciata dall’ispirazione, e diventa così difficile restare sintonizzati con tutta la loro immane discografia.

Mentre Steve Hauschildt abbraccia la creatività della sintesi e John Elliott non trova più il bandolo della matassa del suo progetto collaterale Lilypad, Mark McGuire prosegue senza sosta la sua elaborazione di colonne sonore immaginarie.
“Beyond/Belief” punta decisamente verso l’eclettismo, introducendo dilatazioni neo-prog più evidenti, che si radicano sulle già presenti atmosfere kraut-rock e kosmische, affascinando l’ascoltatore, ma lasciandolo più spesso perplesso.

Con quattro composizioni oltre i dieci minuti (di cui due oltre i 15) il secondo album per la Dead Oceans è sicuramente il progetto più ambizioso di McGuire, ma anche quello dove è più evidente la sua proverbiale discontinuità in fase di scrittura. “The Undying Stars” flirta addirittura con la musica house, riportando indietro l’orologio ai confusi anni del dopo new wave, quando artisti e musicisti dotati di eccelsa tecnica contagiavano il loro stile, per ghermire il pubblico new age.

Per fortuna McGuire riagguanta in più di un caso la sua abilità di creatore di soundscape, come nella suggestiva “Locked In Our Sky Language (For Cyan)” che evoca le pagine più belle dei primi album di Mike Oldfield, con la sua progressione ricca di profumazioni esotiche e di calibrati inserti elettronici.
Tra gli episodi più brevi desta particolare interesse il raffinato shoegaze in salsa psych di “Beyond”, nonché la delicata trama acustica di “True Love (Song for Rachel)” sulla quale McGuire disserta con voce e chitarra prima di far esplodere pulsioni noise e kraut.

I quindici minuti di “The Past Presents The Future” soffrono di eccessivo autocompiacimento. Un errore che non si ripete in “Earth: 2015” che mostra una curiosa inclinazione alle fughe elettro-rock di Steve Vai, con alterazioni psych-rock che troveranno estimatori anche tra i fan dei Pink Floyd, peccato che la stessa magia non si ripeta nella confusa “Sons Of The Serpent”.
Archiviate le gradevoli ma nulla più note iniziali di “The Naacals”, il nuovo progetto di McGuire mette in scena un altro capitolo di raffinata sintesi tra passato e presente con la conclusiva “Belief”, che, pur non mitigando il disorientamento creativo, pone gradevolmente la parola fine a un album che difficilmente attirerà nuovi proseliti al linguaggio dell’ex-Emeralds.

Mark McGuire sembra sempre più interessato al fascino cinematico delle sue influenze stilistiche, la sua inclinazione verso un progressive-rock strumentale infarcito dei luoghi comuni della new age segna inderogabilmente l’inizio del suo declino come autore. Nel frattempo “Beyond/Belief” si fa archiviare senza clamore o delusione.

04/12/2015

Tracklist

  1. The Naacals 
  2. The Past Presents The Future 
  3. Sons Of The Serpent 
  4. Earth: 2015 
  5. The Undying Stars 
  6. Locked In Our Sky Language (For Cyan) 
  7. Beyond 
  8. True Love (Song for Rachel) 
  9. Belief


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