Se tuttavia Richter ha voluto - giustamente, aggiungo a posteriori - che si ascoltassero queste sue lunghe ore di musica solo in fase non cosciente, tanto basta a convincermi che valga la pena tentare. Se non altro, per rispetto verso l'atto di umiltà da parte sua, e di totale servizio e dedizione per chi decide di farne esperienza. L'esecuzione integrale di "Sleep" ha avuto la sua première sabato 26 settembre, in live broadcast con l'emittente Bbc Radio 3.
Da subito ho ritenuto opportuno non trattare la composizione come un commento acustico parallelo al mio riposo notturno: l'ho avvicinata, invece, come se si trattasse di una terapia, riprendendo sempre da dove l'avevo lasciata un attimo prima di addormentarmi del tutto. E diversamente dagli esercizi coi quali tempo fa tentavo (del tutto invano) di destreggiarmi poco a poco nell'onironautica, con la musica di Richter ho cominciato da subito a visualizzare un'enorme sala da concerto vuota, dove nemmeno io sono fisicamente presente e dove un'orchestra, da lontano, continua a suonare placidamente, all'infinito.
La prima notte ho fatto appena in tempo a sentire la sequenza di accordi di pianoforte del tema ricorrente "Dream" trasformarsi nella linea continua, immota degli archi. Molte altre volte, in seguito, mi sono abbandonato alla malinconica aria senza parole dei "Path" - ciò che di più simile a un canto di sirene io abbia mai ascoltato - che nella sua prima apparizione finisce col dissolversi in un'eco continua, come il diluvio di William Basinski che della melodia conserva soltanto la memoria, dilatandola oltre i confini della voce umana ("who's name is written on water", "Non-eternal"). Da questa sospensione temporale, immersa nella quiete di una bolla amniotica, si passa alla rinascita in una commovente alba ambient alla Hammock, un inno che davvero potrebbe e dovrebbe durare all'infinito, sino a lenire tutte le piaghe dell'umana condizione.
E dall'undicesima traccia, come una nuova fase del sonno, ricomincia daccapo l'itinerario nelle sue nuove varianti, consegnando il ruolo delle voci al pianoforte e ai violini ("Constellation") o aggiungendo intermezzi su una sola nota nella guisa dronica dei Natural Snow Buildings. Rimestando una volta dopo l'altra nelle stesse melodie, rielaborandole con pazienza e sviluppandole sulla lunga durata - una media di sedici minuti per brano - diviene ancor più difficile discernere i singoli brani della tracklist, che di fatto esiste solo per comodità e designa letteralmente le "tracce" che conducono da una sezione all'altra del grande disegno.
Un discorso a parte va fatto per gli estratti raccolti nel corollario "From Sleep": un Cd singolo di sessanta minuti pensato per l'ascolto attivo dei temi principali di "Sleep", compilati in una struttura circolare e palindroma che rafforza ulteriormente il legame tra le musiche di Richter e il classico Ecm di Arvo Pärt, "Alina".
L'esperienza completa, per sua natura, non può che trovare il suo vero motivo d'essere nell'ascolto non cosciente, avulso dal senso del tempo e dunque in grado di elaborarne il quieto universo acustico slegandosi dai consueti metri di giudizio. Lo stesso immergervisi sempre più a fondo, volta per volta, rende difficile e superfluo parlarne, mentre la musica diventa parte stessa di un non-luogo che al risveglio evapora subito e là rimane ad attenderci, accessibile a noi soltanto nelle notti a venire.
Ho deciso che non voglio svegliarmi. Ho deciso, un po' egoisticamente, che "Sleep" rimarrà un capolavoro della mia immaginazione, un sogno da me tratteggiato alla perfezione con gli strumenti e la guida amorevole di un generoso maestro.
(08/10/2015)