Fa di tutto il caro vecchio Brian Warner, padre e padrone della sigla Marilyn Manson, nel suo ennesimo album lungo (nono in vent'anni di carriera), per ricordare a se stesso, al pubblico, alla hit parade, finanche alla critica, che ancora vive e lotta - nonostante dischi inetti come "Eat Me Drink Me" (2007), "The High End Of Low£ (2010) e "Born Villain" (2012). A iniziare dal titolo, "The Pale Emperor". Il pallido imperatore fu lui, il clown satanico che mise sotto scacco il pubblico di Mtv fino a crearsi un vero popolo di adepti.
È di fatto un ridondante, retorico concept sul potere e lo sfruttamento che ha quasi del medievale, trascinato stancamente da quelle che sono semplici ballate senza arte né parte: oltre a una decente "Deep Six", ancora uno schiaffo di una qualche energia, il singolo "Third Day Of A Seven-Day Binge", "Killing Strangers", e le più altisonanti e melodrammatiche "Odds Of Even" e "Slave Only Dreams To Be King", non fanno che mimare il tardo grunge.
Per i vecchi fan ci sono sempre parodie degli assalti d'inizio carriera nel suo tipico glam-industrial ("The Mephistopheles Of Los Angeles", "Slave Only Dreams To Be King"), solo che a furia di ripetersi lungo gli anni sono ora diventati gioviali saltarelli ballabili.
Composto, co-scritto, arrangiato, co-prodotto perlopiù dalla new entry Tyler Bates, già rodatissimo mestierante di colonne sonore di tutti i tipi: nessun valore aggiunto, anzi, si va al ribasso (volumi ipersaturi, canzoni col minutaggio in eccesso), ed è arduo ascoltare ancora una volta un suono risaputo da parte di un artista risaputo. In un progetto tenuto clinicamente in vita, Warner si limita a guaire e solfeggiare disperato. Esaspera presto. Secondo parto della personale Hell etc. Records (il primo era "Born Villain"). Tre bonus (demo acustici) nella versione deluxe.
27/02/2015