L'anno scorso, più o meno alla medesima altezza odierna (quindi prima fase d'autunno), il gustoso “Night Safari” aveva di fatto restituito la meritata luce al progetto originario della saga di Andrea Mangia, produttore leccese oggi più noto per alcuni tandem collaborativi (Mike McGuire nel progetto Life & Limb e Matilde de Rubertis per Girl With The Gun). Un disco vivace, brioso, eclettico nello stile che ha da sempre contraddistinto la carriera di Mangia. Su una falsariga simile si assesta oggi questo disco di remix, elaborato nel giro di un anno grazie al contributo di una lunga serie di nomi. Una lista che passa da un veterano internazionale come Schneider TM a una gloria dell'underground come Larry Gus, passando per esperienze più o men note del sottobosco elettronico di casa nostra e non. Niente di più coerente alla poliedricità da sempre tratto distintivo dell'opera del pugliese.
Va però da sé che in un disco già contraddistinto nell'originale da un equilibrio precario (e proprio per questo ancor più di valore), una simile concentrazione di forze diverse tenda a portare inesorabilmente verso una disomogeneità eccessiva. Al punto tale che è ora difficile giudicare di per sé un disco che suona più come una compilation senza concept né progetto che come una raccolta di variazioni su temi comuni. Si può dunque sottolineare la bontà del rework su “Himalaya Reel To Reel” del già citato Schneider TM o divertirsi al videogame tenendo in sottofondo il trattamento chiptune alla title track firmato John Wizards, o ancora lasciarsi ipnotizzare dal film tribale evocato da Larry Gus nel suo remix di “Vu” o farsi lentamente soffocare dalla grazia velenosa della “Honey” in stile Lukid.
Nella prima parte del disco svettano anche la house notturna e sporca di “Dead Sea” rimaneggiata da Indian Wells e la ballad amorfa di “Fall” rivestita di tropici da Go Dugong.
La qualità media dei singoli ritocchi pari della cura sonora, entrambe elevatissime. Per quanto non manchino cadute di stile clamorose come “Quad Boogie” intamarrita dal duo Ckrono & Slesh peggio di una hit da discoteca romagnola. La bontà dell'ascolto è salva grazie alla rapida ripresa firmata Two Thou & Tommaso Cappellato prima e Kali poi, rispettivamente nel battito marziale di “Brighton Pier” e nel passaggio tropical bass di “Agadez”. A non pervenire è però un disegno, un'idea di fondo, un comun denominatore che dia un senso al voler riunire i brani in un medesimo album. Una problematica caratteristica di molte raccolte di remix, qui incrementata anche da quell'istrionismo strutturale che aveva rappresentato, nell'originale, l'elemento in più per destare sorpresa e accattivare.
29/09/2015