Progetto fra i più avveniristici (a livello di sonorità) del panorama free-impro contemporaneo, S4 è un quartetto formato da quattro fuoriclasse del sassofono nel mondo dell'improvvisazione libera. Trattasi dei soprano del maestro Hans Koch, dei veterani John Butcher e Urs Leimgruber e del più giovane discepolo Christian Kobi (Konus Quartett), i cui background incrociati svariano dalla musica da camera alla sperimentazione colta, con un deciso punto focale nel free-jazz.
Il primo frutto di questo coraggioso quanto temibile esperimento è “Cold Duck”, un disco composto da nove movimenti intitolati esclusivamente per mezzo del numero romano progressivo. Episodi in cui i quattro sassofoni si sovrappongono andando a creare sfumaure cromatiche dall'intensità costante, nonostante il puntuale ricorso a saliscendi timbrici e il reiterato utilizzo dello strumento per costruire ritmi amorfi e distorti.
Il tenore del lavoro è già intuibile dal massacro tonale del primo movimento, dove sembra davvero di trovarsi di fronte all'anatra suggerita dal titolo e a un ipotetico paesaggio circostante. Sul medesimo mood si assestano anche il terzo e il quinto movimento, mentre nel quarto e nel sesto gli squarci sono ridotti a brandelli di rumore. Qualche momento di calma apparente si manifesta solo negli stridori di note alte del secondo e nel finale di sussurri del nono.
Lo scopo complessivo pare essere quello di utilizzare i quattro strumenti nella maniera più anti-convenzionale possibile, mettendone in luce le doti espressive più “nascoste”. A confermarlo sono i passaggi più estremi della raccolta, corrispondenti al settimo e all'ottavo movimento, dove il suono dei sax diviene letteralmente irriconoscibile, e l'impressione piuttosto è quella di trovarsi di fronte a un embrione di computer music piuttosto che ai lamenti di un oscillatore analogico in corto.
Plauso al coraggio e lode all'idea, ma nonostante il tentativo di variare mood e tecniche (comunque tutto fuorché innovative o inedite) la formula inizia a perdere parte del mordente ben prima della metà del disco. Un ascolto comunque impegnativo e meritevole, ma la strada verso un perfezionamento della formula è ancora lunga.
21/09/2015