Gli Stearica sono il tipico caso di band italiana la cui reputazione all'estero sovrasta quella ottenuta in patria. Il loro curriculum parla chiaro: collaborazioni con realtà internazionali quali NoMeansNo, Girls Against Boys,
Acid Mothers Temple, esibizioni sul palco di eventi come Villette Sonique (Parigi), Hokaben (Londra), Primavera Sound (Barcellona), e la benedizione di Wire, che inserisce per ben due volte un loro brano nei volumi della collana "The Wire Tapper" (traguardo mai raggiunto da nessun altro artista italiano).
Il Piemonte, e la Torino da cui provengono gli Stearica, non sono di certo nuovi a questo genere di exploit, se è vero che ben prima di loro gente come
Negazione e
Linea77 ha sdoganato con successo oltreconfine le sonorità dell’
underground sabaudo.
Con il primo, promettente,"Oltre" (2007), gli Stearica avevano già fatto intuire le potenzialità alla base del progetto, nato intorno a un power trio strumentale di matrice post-rock, che concedeva ampio spazio a innesti sperimentali. Tornano oggi, dopo ben 8 anni di quasi incessante attività
live, con un nuovo lavoro che trae ispirazione dalla primavera, intesa sia come stagione di rinnovamento e fertilità, sia come simbolo delle insurrezioni relative alla Primavera Araba, che hanno scosso il Medio Oriente dalla fine del 2010.
Va da sé che a fronte di questa dichiarazione d’intenti è lecito aspettarsi qualche novità.
E "Fertile" fa capire che aria tira fin dalla traccia iniziale, "Delta" (intuiamo quello del Nilo), dove il potente
drumming di Davide Compagnoni e il basso distorto di Luca Paiardi preparano il terreno per i semi gettati dalle linee di chitarra di Francesco Carlucci, dando vita poco per volta a un giardino dove la furia e la dolcezza trovano un equilibrio tutt'altro che scontato. Il concetto è ribadito dalla successiva "Halite", la prima a fare capolino in rete qualche mese fa, che spinge sul pedale dell'acceleratore, e vede ancora le chitarre fungere da ideale contrappeso a una robustissima sezione ritmica.
Come a dire: la rivoluzione è qui, ma c’è spazio per il dialogo.
Se è vero che possiamo dire di essere talvolta dalle parti dei
Mogwai in termini di
mood, a colpire maggiormente è la decisa impronta hardcore, che non disdegna interessanti digressioni math-rock e stoner, come ad esempio nei 6 minuti della psichedelica e intensissima "Bes".
Arrivati a questo punto, le carte sono scoperte, e il resto è una pura conferma sul piano sonoro, che passa anche attraverso la lista delle collaborazioni, da Ryan Patterson dei Coliseum su "Nur" a Scott McCloud dei GirlsAgainstBoys su "Amreeka", chiamati a conferire le uniche due impronte vocali dell’intero disco. Il sax di
Colin Stetson disegna invece nervose linee melodiche nella tribale e conclusiva "Shah Mat", che sconfina ben più di una volta nel noise.
Notevole anche sotto l'aspetto della produzione (curata dallo stesso Carlucci), "Fertile" è il vero punto di partenza artistico di una band che ha già imparato a giocarsela sui palchi internazionali. Far parte del
roster dell’etichetta inglese Monotreme Records, da sempre molto attenta alle realtà nostrane (come i Niagara e gli
M+A), è una dimostrazione ulteriore del valore del percorso intrapreso finora.
20/06/2015