Il duo dei Dead Can Dance è un monumento di tutta la storia della musica dark, oseremmo dire probabilmente uno dei più significativi, se non il più significativo, di tutto il movimento. Fondati nel 1981 a Melbourne dall'australiana Lisa Gerrard, compositrice e cantante che studiava canto classico da soprano, e dall'inglese Brendan Perry, polistrumentista e cantante baritonale ex-membro del gruppo punk The Scavengers (dopo i quali sperimentò la musica elettronica), i Dead Can Dance sarebbero diventati col tempo un gruppo peculiare, noto per il proprio stile atmosferico, influenzato da sonorità esotiche e medievali, col quale ottennero una personale visione musicale all'interno della cosiddetta darkwave.
Assieme a gruppi che avevano percorso una strada parallela da una radice comune, come i Cocteau Twins con il loro dream-pop, i Dead Can Dance sarebbero stati per questi motivi classificati dai giornalisti musicali in un ulteriore filone musicale all'interno della corrente, chiamato "ethereal wave".
Questa pubblicazione della storica etichetta 4AD di cui vi stiamo parlando rappresenta una testimonianza dei loro primi passi musicali.
Nel 1984 i due avevano già rilasciato l'omonimo disco di debutto, ancora agganciato agli stilemi più canonici del gothic-rock e al periodo post-punk. Tuttavia già si intravedevano alcuni degli spunti innovativi che sarebbero poi esplosi, portandoli a differenziarsi dalla scena musicale d'origine: un approccio lirico più "mistico" ed "esoterico", alcune escursioni in un sound à-la Brian Eno, soluzioni sonore vicine al nascente dream-pop come le chitarre usate per creare sfondi sonori atmosferici (grazie anche all'uso di effetti come il riverbero e il delay), divagazioni esotiche dal retrogusto etnico.
Ed è partendo da queste premesse che i Dead Can Dance pochi mesi dopo rilasciarono l'Ep "Garden Of The Arcane Delights", qui riproposto in una ristampa di alto valore storico. La ristampa, però, include anche le registrazioni delle sessioni di John Peel, celebre giornalista, conduttore radiofonico e dj inglese. Nel suo studio radio per la Bbc invitava gruppi musicali a suonare dal vivo per trasmetterne la musica, e spesso queste sessioni venivano incise e poi pubblicate.
Originariamente una pubblicazione in vinile, i due lati dell'Ep contenevano ciascuno un pezzo più "etnico" e uno più legato al goth-rock e al post-punk, alternativamente affidati alla voce di Lisa Gerrard (intensa e passionale, adattissima per determinate tonalità) e di Brendan Perry (più legato al post-punk).
Fin dalla copertina, emerge l'influenza letteraria nella musica del duo all'epoca, che Perry descrisse all'epoca in un'intervista: "La figura bendata nuda rappresenta un uomo primitivo deprivato della percezione e si trova in un giardino (il mondo) contenente una fontana e alberi carichi di frutta. Il suo braccio destro è proteso, avido di conoscenza, verso un albero da frutti dal tronco circondato da un serpente. Sul muro del giardino, il muro tra libertà e confino, ci sono due ingressi: la nozione dualistica di scelta. È un universo alla Blake, nel quale l'umanità si può solo riscattare, può solo liberarsi dalla cecità, attraverso l'interpretazione corretta di segni ed eventi che permeano le maglie delle leggi di natura."
I brani dell'Ep, qui rimasterizzati, non sono sconosciuti ai cultori del gruppo, in quanto già da tempo parte delle ristampe dell'Lp d'esordio. L'iniziale "Carnival Of Light" è intensa ed esotica, con frenetici arpeggi arabeschi e percussioni intense ad accompagnare la voce suadente della Gerrard. Un primo assaggio delle future evoluzioni che i Dead Can Dance intraprenderanno nel corso della propria carriera, in cui spiccano proprio le linee vocali che stupiscono per la loro passionalità. Il secondo brano è la famosa "In Power We Entrust The Love Advocated" (riproposta anche dalle Peel Sessions con il titolo di "Panacea"), una delle canzoni di maggior successo del duo (coverizzata anche da gruppi importanti come i Gathering). È un pezzo che abbandona i tratti più esotici in favore di sonorità decisamente più lente e soffuse, un goth etereo dove bassi penetranti, chitarre delicate e atmosfere malinconiche costruiscono una via di mezzo fra Cure, Joy Division e Cocteau Twins, abbinandovi anche il canto di Perry che ricorda certi Doors.
Si ritorna in paesi lontani con le escursioni tribali/folkloristiche della successiva "Flowers Of The Sea", sovrapponibile alla prima canzone, di cui a conti fatti propone la stessa formula, ma in maniera più netta; non c'è infatti alcun elemento goth-rock, mentre il lato etnico è più acceso (anche se le percussioni, pur maggiormente spedite, sono meno intense).
Infine, abbiamo il goth-rock suadente anche se un po' più canonico di "The Arcane".
Le sessioni della Bbc vedono invece brani dell'omonimo Lp d'esordio e dei relativi inediti. Queste sessioni vennero già in parte incluse in una antologia del gruppo del 2001, composta da 4 cd, e sono uno spaccato altrettanto preciso delle fondamenta in fase di costruzione dello stile di Perry e Gerrard.
Per esempio, "Ocean" è molto vicina al dream-pop dei primi Cocteau Twins, con cui in effetti i Dead Can Dance condividono una stessa base, anche se i due gruppi poi si evolveranno su stili diversi. Ma proprio questa radice comune permise ai giornalisti musicali di coniare l'ethereal-wave citata all'inizio. Il contenitore di questo movimento musicale era proprio l'etichetta 4AD, che poi riunì gli artisti di punta sotto la propria egida nel collettivo This Mortal Coil, al quale parteciparono ovviamente i Dead Can Dance, introducendovi le proprie peculiarità rappresentate da questa publicazione.
Anche "Labour Of Love" mostra affinità nei contrappunti melodici di chitarra, pur mostrando una sezione ritmica più aderente ai canoni del goth-rock, scandite dalla profonda voce di Perry. "Threshold", invece, ci mostra tutte le doti canore di Lisa Gerrard, con la sua voce lirica vissutissima, perno importante per l'esoticità che caratterizza i Dead Can Dance (quest'ultima presente anche nei pezzi strumentali, come "Instrumental").
"Penumbra" altro non è che la futura "Avatar" che comparirà sull'album "Spleen And Ideal" del 1985. L'evocatività di questa canzone è data dal congiungere gli elementi onirici con il lato più esotico/macabro del duo, esaltando il tutto con una sezione ritmica ancora più ossessiva, melodie sempre più alienanti e una Lisa Gerrard sempre ad alti livelli, che alterna vocalizzi disperati a refrain suadenti e avvolgenti, mostrando un'ineguagliabile espressività, soprattutto nell'esplosione finale.
12/12/2016