Nell'arco di tre album, vari Ep e mini-album, Kaitlyn Aurelia Smith ha dato vita a paradisi musicali artificiali mescolando materia grezza e misticismo. Con sassofoni, flauti, clarinetti e synth ha architettato originali scenografie ultraterrene, luoghi creativi dove il suono travalica la realtà, dando vita a moderne forme di musica sinfonica.
L'ultimo album "Ears" è un'intrigante mistura di elettronica, musica etnica, minimalismo e jazz, in parte affine alle sublimi creazioni di Jon Hassell o alle modulazioni timbriche di Terry Riley. L'approccio è curioso, quasi infantile e giocoso ("When I Try, I'm Full") eppure raffinato e colto, impreziosito dal suono originale e unico del Buchla Music Ease Synthesizer.
La voce fluttua tra synth e woodwind, esplorando una fitta foresta elettronica, dove si ferma a contemplare paesaggi familiari (le atmosfere alla Enya di "Arthropoda"), emulando il linguaggio meraviglioso della natura e dei suoi abitanti naturali (l'eccellente chill-out antropomorfo di "Wetlands").
"Ears" è costantemente antitetico: musica acustica ed elettronica duellano e dialogano, al fine di comprendersi e integrarsi in un unico concetto creativo che metta in piacevole collisione paesaggi agresti e realtà suburbane, che trovano nelle ipnotiche sequenze di synth e sax di "Stratus" o nelle dilatazioni ambient-world di "When I Try, I'm Full" la loro esegesi più suggestiva e appassionata.
Anticipate dalla monolitica "Envelop", le commistioni di elettronica e jazz trovano la loro massima espressione nella lunga odissea sonora finale di "Existence in the Unfurling": undici minuti di astrazioni armoniche e liriche, che tra arpeggi e raffinate scenografie quasi cinematografiche, sottolineano le doti di compositrice di Kaitlyn Aurelia Smith, sempre più vicina alla sublime arte dell'esoterismo sonoro.
"Ears" conferma tutte le buone suggestioni del precedente album "Euclid" e aggiunge il nome dell'artista al firmamento delle nuove stelle della musica elettronica contemporanea.
23/04/2016