Un vero peccato che la raccolta sia composta quindi soltanto da cinque brani, e che non sia stata sviluppata in un progetto sulla lunga durata: non che anche in questo modo non si possa apprezzare pienamente l'incanto silvano sprigionato dalla musica di Callery, mai così evocativa nel canto e nel trasporto lirico, tuttavia la nuova cornice espressiva presenta una serie di peculiarità che avrebbero trovato senz'altro la propria collocazione nel formato di un album. Poco male, anche nel quarto d'ora di "Prince's Pine" vi è comunque di che restare affascinati. Con un picking che sventaglia tutta l'agilità e la sottigliezza raggiunte dalla musicista (tanto da diventare attore esclusivo in "When You Are Awakening", in un avvicinamento alquanto personale alle dinamiche dei primitivisti americani), e una grana canora in cui si intravedono tutte le potenzialità "sacrali" insite nel timbro della cantante, il lavoro lascia intravedere ancora più chiaramente quei contatti con il folk britannico da cui l'autrice ha tratto ispirazione (la conclusiva "They Killed My Crippled Prince....", in cui affiora nuovamente l'attitudine da cantastorie di Callery), allacciando nuovi collegamenti in virtù dell'eventuale ciclo di cover.
Quando invece la penna rimane più allacciata alla sua terra, l'effetto non è da meno: la corposità melodica di "First Amongst The Flowers", cui fa da supporto il coro di voci che proviene dalla foresta, lascia intuire quanto la fonte dell'ispirazione della musicista sia tutt'altro che prosciugata, nonché come la sua abilità nella scrittura sappia ancora individuare traiettorie accattivanti. Tutt'altro che uno spuntino smorza-attese, insomma. Certo, resta un po' il rammarico di uno scenario che avrebbe potuto portare a un album potentissimo nel suo genere, tuttavia "Prince's Pine" non ne risulta affatto indebolito. Nella sua prova più arcana ed evocativa, Allysen Callery dispensa alcuni tra i suoi più ammalianti sortilegi.
(29/09/2017)