Autentici mattatori del nuovo jazz inglese, Moses Boyd e Binker Golding consegnano alla storia un monumentale doppio album che rigenera la spiritualità di John Coltrane e la versatilità di Sonny Rollins, grazie a una eclettica combinazione di jazz e funk che affonda le radici nelle allora oltraggiose trame di “Bitches Brew” di Miles Davis, quest'ultime oggi pane quotidiano dell’intellighenzia musicale.
L’approccio è ricco di inventiva e creatività, con il duo che nel primo atto “The Realm Of Now” mette a segno una jazz-ballad incandescente, “The Departure”, e un giocoso calypso-jazz, “Fete By The River”, che da sole valgono il prezzo del biglietto.
Sì, del biglietto perché Binker & Moses vanno apprezzati soprattutto nella loro dimensione live, che per fortuna è rappresentata egregiamente, grazie alla registrazione direct-to-tape effettuate in soli due giorni.
Iniezioni di soul e r’n’b rendono ancor più stimolanti le lunghe escursioni di brani come “Leaving The Now Behind”, i cui ciclici riff di sax e i continui inserimenti ritmici a volte al limite del dub sono autentica panacea per i cultori del campionamento.
La presenza di molti ospiti scuote il secondo atto “The Realms Of The Infinite”, con uno straordinario Evan Parker, protagonista dell’avventurosa spiritualità orientaleggiante di “Echoes From The Other Side Of The Mountain”, un brano che insieme a “Gifts From The Vibrations Of Light” raffigura l’anima più misteriosa e meditativa dei due autori, con arpa e tablas in evidenza e una grazia lirica ed espressiva che ha il piglio dei grandi eventi discografici.
C‘è tanto da scoprire in un doppio cd/Lp come “Journey To The Mountain Of Forever”, come il delizioso duetto di fiati di “The Voice Of Besbunu”, o l’incredibile assolo di tromba di Byron Wallen in “Ritual Of The Root”, ma l’album di Binker & Moses è talmente ricco da offrire a ogni riascolto nuovi spunti su cui soffermare l’attenzione. Nel frattempo quella che va sottolineata, senza alcun dubbio, è l’assoluta riuscita di un progetto comunque rischioso e ambizioso.
Il nuovo jazz inglese ha trovato finalmente il suo manifesto sonoro, incorniciato anche da un’affascinante copertina in stile rock-prog in bilico tra l’artwork di “Houses Of The Holy“ e i disegni di Roger Dean.
11/12/2017