Un singolo come "Tártaro", tra i migliori brani pubblicati l'anno scorso, chiarisce sin dalle premesse quali siano gli obiettivi e quale la consapevolezza raggiunta dai Buscabulla. Dedicata a Frankie Ruiz, soprannominato per l'appunto come lo stesso titolo e definito il padre della cosiddetta salsa erotica, sottogenere sviluppatosi negli anni 80, la canzone va oltre il mero tributo d'artista o di epoca, sfruttando i passi e le cadenze proprie del genere per scovarne le possibilità nascoste, gli approcci ancora intentati. Un po' come è avvenuto negli ultimi anni tra Colombia e Bolivia con la cumbia, la salsa immaginata del duo passa attraverso un pesante, quanto affascinante, trattamento elettronico. I filtri nostalgici del pop ipnagogico (quegli svolazzi di tastiere potrebbero competere con i synth angelici del primo Memory Tapes), i loop di basso e percussioni, a ricreare un suadente effetto disco, l'atmosfera sospesa e illuminata dalla voce (fin troppo) onirica di Berrios: tutt'altro che una decontestualizzazione senza profondità, la digital salsa offerta dal duo invece (ri)scopre tutta l'adattabilità e la potenza ritmica dei padri ispiratori anche in un contesto più moderno ed elettrico, garantendo senza alcuna difficolta analoghi evasione e divertimento.
Nei restanti episodi dell'Ep, le dinamiche sonore non prescindono mai da un'ovattata coltre chill, una sospensione sensoriale che però acuisce le caratteristiche dei singoli brani, piuttosto che omogeneizzarne l'identità nell'ennesimo tentativo di emulazione di Washed Out. Complice anche la provenienza del duo e la giustissima scelta di affidarsi interamente alla lingua spagnola, la ricetta dei Buscabulla passa per assolate ambientazioni tropicali, combinate con sottili venature psichedeliche ("Frío", in collaborazione col globetrotter electro Helado Negro, qui a duettare con notevole gusto assieme a Berrios), celebra la loro voglia di massimalismo irrobustendo il comparto sintetico e percussivo ("Titán", con l'interessante contrasto creato dal contributo vocale), si compiace della propria natura caraibica evocando immagini di paesaggi insulari più o meno esistenti, giustapponendo tratti bachata a scenari simil-vaporwave ("Perdón"). In un gioco delle parti tra onirismo e concretezza pop, la coppia portoricana ha insomma deciso che la strada migliore da percorrere era quella mediana, quella che avrebbe consentito loro di esaltare al meglio ogni singolo aspetto della propria estetica musicale.
Anche senza il supporto di un album, con la forza di esplosive performance dal vivo che li hanno resi un act molto richiesto nei festival di mezza America (senza distinzioni di latitudine), i Buscabulla sono quindi pronti per spiccare il grande balzo. Continuassero a pubblicare anche in futuro soltanto uscite di piccolo formato, se il livello è quello finora presentato, e la visione di base conserva la sua freschezza, non c'è proprio molto di cui lamentarsi.
(18/04/2017)