Il talento di New Orleans torna nel 2017 una trilogia denominata "Centennial Trilogy" in riferimento alla prima pubblicazione commerciale di un disco jazz nel 1917. Il primo disco che la compone si intitola "Ruler Rebel"; gli altri due faranno seguito lungo l'anno.
Christian Scott è un jazzista con molta ambizione: ripete sempre che vuole creare musica che esprima l'umore e lo zeitgeist attuali, della società contemporanea, e non solo fare il compitino preciso. Le note di rilascio che accompagnano il disco esplicitano che la trilogia è una "rivalutazione delle realtà sociali e politiche del mondo attraverso il suono, parlando a una litania di fatti che continuano ad affliggere le nostre esperienze collettive, come la schiavitù in America tramite il Prison Industrial Complex, l'insicurezza alimentare, la xenofobia, l'immigrazione, i cambiamenti climatici, gli orientamenti sessuali, la parità di genere, il fascismo e il ritorno della demagogia".
Il crogiolo sonoro da cui Scott attinge espande quanto già visto in precedenza, dalle sonorità ibride afro-latine alla musica etnica africana occidentale, dall'elettronica alla musica trap. Il tutto viene dilatato per ottenere dei soundscape quasi minimali, tanto che la sua stessa tromba spesso cede il passo a tappeti di tastiera o battiti elettronici fumosi. Sfortunatamente, pur con gli stessi ingredienti, il risultato appare meno a fuoco del precedente, colorato "Stretch Music".
Più che realizzare brani finiti, è come se Scott prendesse basi di Memphis-hip-hop, ci sovrapponesse la sua tromba suonando note sospese per generare atmosfera, abbozzasse qualche melodia etnica, e lì si fermasse. Ciò porta con sé una sensazione di dispersività che viene accentuata dalla brevità del disco (trentacinque minuti) e dalla chiusura repentina dell'ultimo brano, sfociando nell'incompiutezza. In diversi brani sembra quasi che Scott riprenda poche idee già sfruttate in precedenza e su di esse ci costruisca delle canzoni stiracchiandone i contenuti. Emblematica è "Rise Again", che recupera il motivo di "Sunrise In Beijing" in una vena meno upbeat e più noir.
Tutto il disco però suona comunque molto soffuso, con atmosfere notturne e urbane sostenute da ritmi a tratti downtempo che scandiscono le delicate pennellate di tromba dell'artista. L'unico brano con un accenno di canto è "Phases", con la delicata voce soul di Sarah Elizabeth Charles adagiata su riempimenti sonori onirici. L'iniziale title track, con le sue atmosfere lounge e le pregevoli sfumature melodiche quasi à-la Massive Attack, e la conclusiva "The Reckoning" che si tinge di tonalità latinoamericane sono fra i brani più espressivi. Accanto vi sono quelli in cui è ospite l'ormai fida collaboratrice Elena Pinderhuges, che col suo flauto in "Encrpytion" e "The Coronation Of X. aTunde Adjuah" conferisce brio. Ma nel mentre l'album fa spesso fatica a decollare e si attende sempre il guizzo decisivo.
Va però sottolineato che "Ruler Rebel" non è concepito come un disco a sé stante, ma come parte di una trilogia. È probabile che, posto accanto ai due imminenti seguiti, possa acquistare maggiore identità e spessore, formando quindi un unicum complementare con essi. Attendiamo quindi le prossime uscite, sperando possano contribuire nell'insieme a valorizzare maggiormente questo lavoro.
Aggiungiamo inoltre che questo disco rientra strettamente nella categoria "jazz", e che le sue forti contaminazioni possano aiutare a rivolgersi soprattutto ai più giovani e ad avvicinarli al mondo jazzistico. L'ambizioso obiettivo della Centennial Trilogy sarà riuscire a riunire tradizioni musicali diverse e a formare un ponte con un pubblico e delle realtà musicali differenti.
(06/05/2017)