Quando un musicista come David Crosby decide di dare alle stampe un nuovo album, peraltro a breve distanza dal dibattuto “Lighthouse”, sorge qualche legittimo dubbio sulle reali motivazioni di un progetto come “Sky Trails”. Basta però una lieve lungimiranza storica per affermare che, mentre il ritorno del celebre musicista americano a cavallo dei 90 sembrava più legato a esigenze commerciali (il poco salvabile “Oh Yes I Can”), il primo atto dell’ennesimo rientro discografico dell’ex-CSN&Y (“Croz”) ha in converso esibito istantaneamente un piglio più deciso e convincente. È apparso evidente che questa volta il musicista volesse esternare quell’identità creativa che era stata in parte sminuita non solo dall’esperienza con il gruppo, ma anche dal pesante fardello di un album diventato nel frattempo iconico: “If I Could Only Remember My Name”.
Il primo dato di forza di “Sky Trails” è nelle motivazioni, direttamente connesse al passato, e in particolare a chi, come Joni Mitchell, ebbe il coraggio di confrontarsi con altrui linguaggi sonori restando autentico e creativo. Sono le contaminazioni jazz e soul quelle che primeggiano in questo raffinato e a suo modo ardito progetto, una scelta condivisa con il co-autore di molte tracce, oltreché figlio, James Raymond, che prende il posto di Michael League al fianco di Crosby, mentre Michael Mc Donald subentra a Marc Cohn nel ruolo di ospite-autore d’eccezione.
Quelle che in “Sky Trails” sembrano digressioni da un ben noto profilo stilistico sono invece segnali di una forte personalità. Le assonanze con gli Steely Dan in “She's Got To Be Somewhere” non intaccano la qualità della scrittura, ancora una volta il contenuto prevale sull’estetica, lasciando la piacevole sensazione che tutto non sia frutto dell’ennesimo esercizio calligrafico, ma di una scelta artistica dal tratto sicuro e deciso.
Neanche la presenza di Michael McDonald in “Before Tomorrow Falls On Love” riesce in verità ad addomesticare il talento del musicista: in quelle note di piano non c’è nulla di quel fatuo mondo dell’entertainment di lusso dell’easy listening. L’intensità espressiva di Crosby è autentica, non leziosa, memore di una grazia e di un gusto che sembrano non averlo mai abbandonato. Con “Capitol” si completa il trittico pop-soul di “Sky Trails”, con ben sette minuti di invettive contro la politica e i suoi abusi nei confronti di un popolo reso inerme e sbeffeggiato dal potere.
L’enorme lucidità d’intenti che campeggia dietro le dieci tracce dell’album dovrebbe in verità indurre in riflessione molti moderni cantautori, spesso lontani da questa energia creativa, a volte trincerati dietro steccati ideologici che nascondono crisi d’ispirazione. Questo è un album voluto e curato in ogni aspetto, in tutti i piccoli dettagli. La fragilità acustica del duetto con Becca Stevens (la title track) e quella ancor più intima di “Somebody Home” non sono una concessione ai nostalgici del passato. Addirittura nel secondo caso si è spettatori di un vero e proprio tour de force emotivo, che mette a dura prova l’intensità evocativa della voce, non più giovane, di Crosby, il cui canto, appena sorretto da uno sparuto organo e da delizie semiacustiche, si staglia con una fierezza che sarebbe lecito pretendere da un esordiente.
Di particolare rilevanza poi che alla singolare rilettura di “Amelia” corrispondano altre tracce pronte a ereditare la stessa forza di album come “Hejira“ e “Don Juan’s Reckless Daughter”. Sto parlando del piacevole pop-jazz di “Sell Me A Diamond” e del West-Coast-jazz di “Here It's Almost Sunset”, le quali confermano la capacità del musicista di confrontarsi con suoni più raffinati senza cedere al romanticismo.
Difficile, infine, pensare all’esotico flavour ispanico di “Curved Air”, o alle sonorità più sperimentali di “Home Free”, senza riconnettersi idealmente e spiritualmente alla grande stagione degli anni 70: c’è infatti la stessa volontà di superare gli steccati e i confini di genere.
Con “Sky Trails”, David Crosby dimostra di avere ancora dalla sua parte una sufficiente dose di onestà e vigore intellettuale: alla veneranda età di 76 anni, si ripresenta infatti al suo pubblico con l’album melodicamente più rimarchevole della sua carriera.
28/05/2018