"Le Cose" è la prima raccolta organica di materiale composto recentemente da Eric Maestri, altra nuova promessa del nostro firmamento musicale contemporaneo. Anche lui, come molti altri giovani musicisti della sua generazione, è emigrato a Parigi per svolgere in piena autonomia la propria attività di compositore (esattamente come è successo per il suo quasi coetaneo Daniele Ghisi, con il quale ha anche collaborato).
Prendendo come fulgido esempio le partiture più rarefatte di Morton Feldman e di Christian Wolff, Maestri ha coniato (o meglio, sta cercando di coniare) una sua propria cifra stilistica su quella stessa lunghezza di pensiero. Per ora possiamo dire che ci è riuscito quasi compiutamente, anche se ancora manca un qualcosa per rendere la sua musica perfettamente originale e riconoscibile all'istante.
"Autoritratto I" (2012), per pianoforte e trio d'archi, utilizza solo pochissimi accordi e altrettanto pochissime note, creando così un ambiente sonoro fatto solo di piccolissimi dettagli. In "Autoritratto II" (2012), per pianoforte solo, i suoni vengono ulteriormente ridotti all'osso (soltanto sparuti tintinnii, pause e piccoli rintocchi), tanto da rendere la composizione al limite dell'audibile.
I quasi diciannove minuti che compongono "Le Cose" (2012), per violino solo, rendono ancor di più l'idea che Maestri vuole proseguire, ovvero quella di una musica che sia svincolata da ogni codice formale di armonia. "Ancora ancora la notte" (2015), per trio d'archi, suona invece come una trenodia di Penderecki, però smembrata dei momenti più drammatici.
"Tre Case" (2012-2013), per clarinetto e trio d'archi, e "Natura degli affetti" (2010), per pianoforte, si collocano invece in uno stile più consono agli ambienti dei conservatori.
"Autoritratto I/II" e "Le Cose" rappresentano già da oggi il futuro di questo giovane compositore italiano che, ne siamo sicuri, potrà sorprenderci ancor di più in un futuro prossimo venturo.
20/03/2017