King Krule

The OOZ

2017 (XL)
art-rock
8.5

Probabilmente a causa del fatto che l'ho ascoltato soprattutto di notte, "The OOZ" ha assunto nella mia mente la consistenza di quei luoghi immaginari prodotti in sogno, i quali però non si riesce mai a stabilire se abbiano un fondamento nella realtà. La sua ora abbondante di durata suona come un flusso di coscienza dai bordi sfocati e indistinti, sospeso come in uno stato di trance. È musica che vive nel subliminale, in quel territorio della mente dove i ricordi e le percezioni sensoriali vanno a confondersi con le fantasie più inconsce. "The OOZ" è l'Impero della Mente di King Krule.
Seguo Archy Marshall da quando, ancora ragazzino, pubblicava a nome Zoo Kid perle come "Out Getting Ribs". Assistere all'evoluzione della sua musica è stato come invadere uno spazio privato, scoprendo a ogni tappa i tormenti e le illusioni di quello che a inizio carriera venne già definito "la voce della sua generazione". Se "6 Feet Beneath The Moon" suona ancora oggi vivo e bruciante come solo l'adolescenza può esserlo, "A New Place 2 Drown", il lavoro più recente di Archy, pubblicato senza utilizzo di moniker, incarna il grigiore e la nebbia di un esistenzialismo più desolato e malinconico.

Per un certo periodo imprecisato, King Krule ha attraversato un momento di stasi, umana prima ancora che creativa. Disillusione, apatia, insofferenza verso il mondo esterno. Uno stato psicologico in cui spesso a salvarti è tutto ciò che inconsciamente continui ancora a produrre e che certifica il fatto di essere ancora vivo e pensante. Archy la definisce "gunk", un ammasso gelatinoso che quasi non si crede essere stato il nostro corpo a produrre. Pensieri scomodi, a tratti nauseabondi (vedi le immagini surreali e vomitevoli evocate in "Dum Surfer"), non filtrati da alcuna barriera mentale e morale. Il disagio riversato in forma di flusso sconnesso, delirante, splendidamente sopra le righe.
Ciò che però più sorprende è il modo in cui la musica segua di pari passo il sottotesto lirico. "The OOZ" è una sorta di lunghissimo viaggio free-form, nero come la notte, in cui il ribaltamento delle convenzioni è la norma. Più che canzoni, quelle di "The OOZ" sono meditazioni, affreschi impressionistici, rigurgiti subconsci. Il video di "Dum Surfer" ci proietta direttamente nella dimensione mentale in cui questo disco è stato concepito: una band di zombie suona per un pubblico catatonico, in quello che pare una sorta di Club Silencio dell'Oltretomba; Archy si dimena, si sgola, ma nessuno sembra seguire o essere interessato a capirci qualcosa. Per apprezzare "The OOZ" bisogna accettare i nonsense, i vicoli ciechi, i passaggi a vuoto, l'andare a parare in territori insidiosi e poco confortevoli.

L'impegno verrà sicuramente ripagato: "The OOZ" è la summa artistica di King Krule, una (non) musica totale in cui jazz, blues, rock (sempre rigorosamente arty) si vanno a mescolare in modi assolutamente inaspettati e innovativi. È come se ogni stile musicale, anche il più classico e assodato, venisse passato al setaccio e riproposto in una versione inusuale e sbilenca. E così il blues anchilosato di "Biscuit Town" sembra quasi evocare la ritmica boom-bap di inizio anni 90; "Locomotive Town", quando pensi abbia raggiunto il suo climax, ripiomba improvvisamente in un lamento meditabondo. Il post-punk di "Dum Surfer" non suona come nessun gruppo post-punk in particolare. I passaggi jazz sono rigorosamente estemporanei e fuori dagli schemi.
Ma il vero miracolo sta nel modo in cui King Krule riesca a tener viva l'attenzione pur giocando a nascondino per tutto il disco. Poco importa se "Logos" o "Czech One" sfiorino la narcolessia, Archy riesce a renderla il posto più beato in cui smarrirsi. Persino nella rarefazione assoluta della parte finale emergono passaggi di una bellezza commovente (vedi l'intensa title track o "Midnight 01"). E giusto per ricordarci che è anche bravissimo a tirar fuori i muscoli, King Krule piazza almeno tre numeri trascinanti e che tengono desta l'attenzione: il garage-rock di "Emergency Blimp", il blues da Far West di "Vidual" e la sfrenata "Half Man Half Shark".

Ha poco senso dilungarsi a descrivere nel dettaglio ogni brano. Sono seriamente convinto che "The OOZ" sia un disco in cui ognuno può trovare cose diverse, un'esperienza che va vissuta in prima persona e che può avere molteplici chiavi di lettura. Ma, soprattutto, è un manifesto artistico di rara creatività. Che a produrlo sia stato un ragazzo di appena ventitré anni lo rende ancora più incredibile.

01/11/2017

Tracklist

  1. Buscuit Town
  2. The Locomotive
  3. Dum Surfer
  4. Slush Puppy
  5. Bermondsey Bosom (Left)
  6. Logos
  7. Sublunary
  8. Lonely Blue
  9. Cadet Limbo
  10. Emergency Blimp
  11. Czech One
  12. A Slide In (New Drugs)
  13. Vidual
  14. Bermondsey Bosom (Right)
  15. Half Man Half Shark
  16. The Cadet Leaps
  17. The OOZ
  18. Midnight 01 (Deep Sea Diver)
  19. La Lune




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