"Contact" è la terza prova su lunga distanza di Margaret Chardiet. Il disco, come i precedenti pubblicato per Sacred Bones, è una conferma di come l'artista americana sia riuscita a ritagliarsi il suo spazio tra harsh-noise e death-industrial. Anche quest'album, come tutti i lavori a firma Pharmakon, mette al centro il corpo con le sue pulsioni e la sua visceralità.
Si potrebbe discutere a lungo sui rapporti tra musica e body art, magari partendo proprio dalle performance dei Coum Transmission, gruppo artistico britannico da cui sono emersi i Throbbing Gristle. Quel che è certo è che buona parte della musica industrial e post-industrial, dalla fine degli anni Settanta a oggi, ha come uno dei temi principali la sessualità intesa come rottura delle barriere psichiche, sociali e culturali, anche attraverso il superamento dei ruoli di genere. Basti pensare a tutto il lavoro sulla pandroginia realizzato da Genesis P-Orridge.
Il noise di Pharmakon va nella direzione di una tattica shock, un "female noise" incontrollabile che cerca di liberare una potenza primordiale connessa con le forze stesse della Madre Terra. Più che andare "contro natura", la musica di Pharmakon cerca di liberarne la sua stessa essenza soffocata. In questo senso vanno letti titoli come "No Natural Order": Pharmakon vuole salvare la natura stessa dall'ordine imposto dall'umano, da quella società moderna che ha costruito i sistemi di controllo e d'interdizione che ne sottomettono la forza primigenia.
Non bisogna dimenticare, però, che nell'antica Grecia il pharmakos era proprio il nome di un rituale in cui veniva scelto e poi espulso un capro espiatorio. Pharmakos era il reietto, il maledetto, il mostro da espellere dall'ordine delle città. La musica di Margaret Chardiet, infatti, eccede la misura, sovverte l'ordine, si fa carico anche delle brutture del mondo "civilizzato", mettendo in scena le proprie viscere, l'interno che viene celato allo sguardo. Al contempo, l'artista cerca anche di ristabilire un contatto profondo che svegli lo spettatore dall'apatia e dall'indifferenza, sin dalle prime urla strazianti di "Nakedness Of Need".
"Sentient" è un'onda in crescendo che porta a quell'inferno di noise-drone che è "Transmission". Non mancano clangori death-industrial capaci di creare la giusta atmosfera claustrofobica e orrorifica, come avviene in "Sleepwalking Form". In "Somatic", invece, a prevalere è il free-noise, mentre "No Natural Order" riassume un po' il senso di un lavoro cui non si potrà certo rimanere indifferenti.
Nelle parole dell'artista, Contact vuole essere una sorta di viaggio ispirato ai quattro stadi della trance: preparazione, inizio, apice e risoluzione.
In questo disco dalla trentina di minuti di durata nulla viene risparmiato: è una cruda messa in scena del corpo, del suo bisogno di contatto, in una sorta di contemporaneo teatro della crudeltà, perfetta presentazione di quello che è in grado di offrire un live di Pharmakon come rimedio a un mondo sempre più catatonico e indifferente.
27/03/2017