Potremmo catalogare nel dominio del cosiddetto low fantasy l'immagine di uno stagno situato al centro di un salotto domestico: accostamento bizzarro ma anche rassicurante, nonché metafora tanto elementare quanto efficace dell'invenzione di mondi possibili per mezzo dell'arte.
Per tratteggiare un soundscape artificiale è sufficiente un unico strumento musicale, eventualmente con l'ausilio di tecniche di registrazione ed editing oggi divenute alla portata di tutti: ma l'elemento determinante rimane la capacità individuale di modulare il suono, di conferirvi una forma al pari di un linguaggio dialettale ancora in parte sconosciuto a chi ascolta come a chi lo produce.
In un decennio abbondante il clarinettista canadese Philippe Lauzier ha già incontrato in studio molti valenti rappresentanti della scena free internazionale, diversi dei quali già da tempo nel roster della Sofa di Ingar Zach, ma solo più di recente ha esordito da solista con "Transparence" (Schraum, 2013), prova generale delle tessiture acustiche dispiegate in questo nuovo, affascinante album.
La traccia iniziale funge da manifesto dell'approccio quieto di Lauzier, che con paziente dedizione stratifica i toni continui del clarinetto: topografia di un paesaggio tutto immaginato, che non ricerca il rimando sinestetico all'elemento acqua (pur sfiorandolo) quanto forse la sua idea, come una superficie placida la cui esistenza è attestata unicamente dalle lievissime increspature che la punteggiano.
Il breve esercizio "Water Sprinkling" ha le tinte permeabili della dormiveglia, una più sottile ed enigmatica sperimentazione basata su effetti di tremolo e vibrati che anticipa anche le pervasive frequenze acute dei due brani seguenti: "On The Window Side" imita variamente i feedback di un'ipotetica amplificazione che si vedono poi inframmezzati da crepitanti interferenze statiche (ugualmente simulate). La sequenza conclusiva - perfetto il titolo, "Napping In A Neglected Garden" - segue la stessa falsariga ma con un moto ondulatorio di scuola feldmaniana: una polifonia in miniatura di barlumi gentili, dalle tonalità pure ma essenzialmente inconciliabili, come cellule che vivono soltanto nell'istante prima di respingersi a vicenda.
"A Pond In My Living Room" è una collezione di studi acustici assai unitaria per intento ma anche capace di esplorare varie gradazioni emotive, dal più pacato distacco iniziale alla sottile e perturbante vertigine della seconda parte. L'utilizzo sapiente, quasi "mimetico" della tecnica di overlay delle tracce audio non fa sentire la mancanza della presa diretta, elemento fondamentale delle migliori improvvisazioni d'area nord-europea.
11/04/2017