La domanda ricorrente che viene rivolta a un appassionato di musica è: qual è il disco che porteresti su un isola deserta? Ora, ammesso e non concesso che io sia su quell'isola deserta, dove trovo un giradischi o un lettore cd? Lo so, sembra una scusa per non svelare le mie predilezioni, ma in verità non saprei da dove cominciare. Qualsiasi scelta sarebbe dolorosa e mai completamente soddisfacente. Tutti poi siamo consapevoli che alcune passioni sono spesso fugaci, e che nel corso degli anni i gusti possono mutare in funzione di situazioni personali o sociali, rendendo di fatto più difficile una scelta ponderata e priva di dubbi e incertezze.
Di una cosa sono però certo: tra le canzoni della mia vita ce n'è una che non ha mai abbandonato un'ipotetica top ten, ed è la versione di "John Barleycorn" dei Traffic. Ed è con quest'unica certezza che mi sono avventurato nell'ascolto di questo curioso e intrigante doppio cd, o quadruplo vinile, di Steve Winwood "Greatest Hits Live".
I ventitré brani di questa antologia dal vivo offrono un'accurata selezione della lunga carriera del musicista. La band composta da Jose Neto (chitarra), Richard Bailey (batteria), Paul Booth (sax, flauto e hammond) ed Edson "Cafe" da Silver (percussioni) sottolinea il tutto con classe e swing, mettendo in mostra una sufficiente dose di personalità e creatività in arrangiamenti sempre rispettosi delle versioni originali.
L'alchimia tra i vecchi brani dei Traffic e le pagine più famose della carriera solista di Steve Winwood è perfetta: "Back In The High Life Again", "Dear Mr. Fantasy", "Roll With It" e "Low Spark Of High Heeled Boys" convivono senza mettere in mostra nessun gap temporale, grazie alla loro costante flessuosità ritmica e melodica, degna dei classici del rock. A questi si aggiunge la più energica "Had To Cry Today", qui inclusa per testimoniare l'avventura con i Blind Faith, e la sempreverde "Gimme Some Lovin'", frutto dell'esperienza giovanile con lo Spencer Davis Group.
Senza dubbio è "Higher Love" il brano che soffre maggiormente la nuova veste sonora, che risulta invece più entusiasmante e trascinante quando cattura nuance jazz come avviene nella sempre vibrante "I'm A Man", o quando eleva alla massima potenza le pulsioni blues in "Them Changes", classico di Muddy Waters.
Una delle note più interessanti di "Greatest Hits Live" è l'eccellente qualità del suono, privo di quelle noiose manipolazioni che spesso rendono stridente e innaturale la resa timbrica degli strumenti e della voce. Questo permette di godere fino in fondo le ottime performance sia dello stesso Winwood che della band di supporto.
Va sottolineato che mentre l'intero primo cd e le prime quattro tracce del secondo - tra le quali spiccano una superba versione jazzy di "Glad" e la famosa "Why Can't We Live Together" di Timmy Thomas, già riletta in studio in "About Time" - sono frutto di registrazioni live realizzate con l'attuale line-up summenzionata, non è dato intendere da dove provengano le successive tracce. Indiscrezioni fanno risalire alcune registrazioni come risalenti al periodo della reunion dei Traffic del 1994, ovvero "40,000 Headmen", "Medicated Goo", "John Barleycorn" e un'inattesa "Walking In The Wind"; appare evidente che Winwood nell'assemblare le registrazioni abbia voluto preservare le atmosfere più crepuscolari e riflessive di brani come "John Barleycorn", e di questo non possiamo che essergli infinitamente grati.
Leggermente più lineari e convenzionali sono invece gli arrangiamenti delle ultime quattro canzoni, che fanno luce sul periodo solista del musicista, spesso accompagnato da luci e ombre critiche nonostante la ricchezza di pregevoli intuizioni, come la raffinata "Arc Of A Diver" e il trascinante soul-rock di "Roll With It", che chiude l'album lasciando inalterato quel delizioso groove che con "I'm A Man" aveva aperto questo interessante e piacevole viaggio nella storia di uno dei più importanti artisti della musica rock.
09/09/2017