Death In June

Essence!

2018 (New English Recordings) | neofolk

Cosa aspettarsi da un disco dei Death In June nel 2018? Douglas Pearce è evidentemente un personaggio capace di spaccare il pubblico in devoti fan adoranti e accaniti detrattori, i quali non mancheranno neanche questa volta di esprimere la loro opinione al bar o sui social. “Essence!” è un ritorno che in ogni caso non vi lascerà indifferenti, se in passato vi siete imbattuti nei dischi della Morte in giugno.
I confronti con quanto fatto sino ad ora sono legittimi e necessari, specie perché qui siamo dalle parti di sound molto classico e rodato, ma non è detto che ciò sia necessariamente un male. Per intenderci, siamo di fronte a un suono neofolk anni Novanta che guarda essenzialmente a “But, What Ends When The Symbols Shatter?” (1992) e “Rose Clouds Of Holocaust” (1997) con solo il suono di tromba presente in “What Will Become Of Us?” ad omaggiare il lontanissimo periodo wave/post punk dei primi dischi. In ogni caso, dimenticate la dimensione martial industrial dei lavori in collaborazione con Albin Julius dei Der Blutharsch e le divagazioni pianistiche di “Peaceful Snow” con il fido Miro Snejdr.

Pearce fa quello che sa fare quando abbraccia la sua chitarra ma, a differenza di lavori un po’ scarni e meno ispirati come come “The Rule Of Thirds” e “Snow Bunker Tapes”, qui aggiunge anche qualche registrazione, qualche effetto e un po’ di elettronica qui e là, come nell’iniziale “Welcome To Country” e nella finale “My Florida Dawn” o nel caotico finale di “The Humble Brag”, un po’ come aveva già fatto in “Alarm Agents”, quella volta assieme al veterano Boyd Rice. Tornano anche il basso e la chitarra elettrica, ma in sostanza si aggiunge poco al mito. Del resto, stiamo parlando di una lunghissima carriera densa di capolavori che hanno fatto la storia della grey area e di un'intera controcultura, ispirando moltissimi artisti a livello iconografico e ben oltre la dimensione strettamente musicale. Chi cerca l’evoluzione del sound neo/darkfolk di questi ultimi anni forse oggi dovrebbe ascoltare artisti come King Dude o Rome, più che i Death In June di oggi.
Il nuovo album commemora un po’ i fasti passati con brani che probabilmente non verranno ricordati come capolavori ma che comunque non dispiaceranno a molti fan vecchi e nuovi. La voce è sempre quella e molti arrangiamenti strizzano furbescamente l’occhio ai classici (un po' autocitandosi) come ad esempio avviene in “God A Pale Curse” e “The Trigger” o anche nella gradevole “The Dance Of Life/To Shoot A Valkyrie”.

Come suggerisce il titolo, quest’album vorrebbe ritrovare un po’ l’essenza del lavoro di Pearce, un artista che continua nel bene e male un percorso introspettivo e un confronto con i propri fantasmi interiori indossando la sua immancabile maschera sino alla fine.
Rispetto ai suoi ultimi lavori, “Essence!” segna un ritorno più che discreto ma senza aggiungere nulla. In sintesi, i detrattori potranno, a ragione, dire che ormai Douglas Pearce recita (qui abbastanza bene) in pieno la sua parte facendo quello che il suo pubblico si aspetta da lui. A questi ultimi, in fondo, andrà bene così.

(08/12/2018)

  • Tracklist
  1. Welcome To Country
  2. God A Pale Curse
  3. The Trigger
  4. Snipers Of The Maidan
  5. The Humble Brag
  6. Going Dark
  7. The Dance Of Life - To Shoot A Valkyrie 
  8. No Belief
  9. The Pole Star Of Eden
  10. What Will Become Of Us?
  11. My Florida Dawn
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