Habitants

One Self

2018 (HBTS)
dream-rock

Gli Habitants sono il nuovo progetto di Hans e René Rutten, già rispettivamente batterista e chitarrista dei Gathering, attualmente in stato di sospensione.
A loro si aggiungono la chitarrista Gema Pérez, la bassista Mirte Heutmekers e soprattutto la cantante Anne van den Hoogen dei Rosemary & Garlic e in precedenza già ospite sul disco dei Gathering "The West Pole". Dopo la pubblicazione del primo singolo "Meraki" nel 2016, nel 2017 Hans Rutten cede il posto a Jerôme Miedendorp de Bie dei Drive By Wire. Completata così la formazione, gli Habitants pubblicano nell'autunno 2018 il loro esordio, intitolato "One Self".

Fin dalle prime note della dolente "Winter" è evidente l'eredità dei Gathering negli arrangiamenti melodici e malinconici di René Rutten, con ampio spazio dedicato alla costruzione di atmosfere avvolgenti e suggestive. Sia dal lato chitarristico che da quello ritmico, i brani sono costruiti generalmente per rallentamento e sottrazione, più che per stratificazione di strumenti, e ciò è funzionale a diluire il suono verso tinte oniriche. Negli spazi creati si insinuano gli avvolgenti tappeti di tastiera, pastellando questa personale oniricità fino a sfociare in nenie cullanti come nella melodiosa "Jupiter", o in "The Wake" e "Magnolia".
Accanto a queste fanno seguito pezzi più oscuri e meditati come il già citato singolo "Meraki" (il cui crescendo ricorda in parte la coda atmosferica di "Sand and Mercury" dei Gathering), oppure l'intensa ed evocativa "Runners", con i suoi bassi corposi, le chitarre acustiche e gli inserti di tromba.
Non tutte le canzoni brillano di particolare luce propria, funzionando più come pezzi di un puzzle complessivo. L'album in tal senso suona molto compatto, il che è sia un bene (elevato equilibrio tra i brani) che un male (scarsa varietà compositiva e stilistica). Si avverte anche un pizzico di incompiutezza finale, in parte anche perché l'ottima ballata di pianoforte conclusiva "Vince" è breve e poteva essere sviluppata maggiormente.

Vi è nelle canzoni degli Habitants il retaggio di gruppi come gli Slowdive, filtrati con un'ottica un po' più rallentata e cupa, ma si avverte anche una tendenza a espandere le composizioni in crescendo che si avvicinano al post-rock dei Mogwai. Rispetto a questi ultimi ci sono però anche due importanti differenze: anzitutto i crescendo non esplodono nei "climax" emotivi e distorti tipici, piuttosto arrivando a code più intense e corpose; ma soprattutto i brani non sono lunghe strumentali, ma più brevi perle oscure accompagnate dalla cristallina voce di Anne Van den Hoogen. Si tratta di una voce accademicamente impeccabile, pulita e perfettamente adeguata alle atmosfere. Rispetto alla sua performance con i Rosemary & Garlic, la troviamo qui meno ariosa e briosa, più cupa e "dark". Tuttavia, in questa veste tende anche alla monotonia e ciò penalizza il potenziale atmosferico dei brani, che in effetti hanno i loro momenti migliori quando le linee vocali cedono il posto alla strumentazione, oltre che quando viene enfatizzato il lato più oscuro della musica.

Complessivamente, comunque, lo stile del gruppo è personale, nella misura in cui era personale lo stile dei Gathering, con i quali scatteranno ovvi paragoni da parte dei fan del gruppo (ai quali l'ascolto è consigliato). Si tratta di un disco piacevolmente d'atmosfera, ben suonato e compositivamente già maturo, con margini di miglioramento.

11/11/2018

Tracklist

  1. Winter
  2. One Self
  3. Jupiter
  4. Soul Traveller
  5. The Wake
  6. Magnolia
  7. Meraki
  8. Runners
  9. Vince

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