Scott Herren prosegue indisturbato nel proprio processo di (auto)smantellamento di quella cosa chiamata hip-hop strumentale. E’ un’attitudine che lo caratterizza fin dai magnifici fasti di "Surrounded By Silcence", album capolavoro del 2005 per Warp con il quale il Nostro decostruì tutto e il suo contrario attraverso una serie impressionante di ospiti e piroette folli.
Il suo delicato meccanismo compositivo alterna da sempre barre proprie, sample ed estratti vocali pescati dagli angoli più remoti dell’industria discografica. Intenzioni bizzarre che tornano prepotentemente alla ribalta in "Sacrifices", e che ricongiungono il progetto Prefuse 73 alle primissime produzioni, con la descrizione dell’opera fornita dal musicista che lascia poco spazio a ulteriori interpretazioni: “Una vecchia fotografia che si disintegra nelle mani”.
Si susseguono così frattaglie elettroniche alternate a battiti irregolari, in una sorta di beatboxing immaginario, surrealista (le varie "Without Anyone", "Basinskitarian"), in cui può accadere qualsiasi cosa e in qualunque momento. Peccato che in questa frittata di beat strapazzati, melodie d’antan ("In The Blood"), sovrapposizioni acustiche, e manierismi di sorta, manchi costantemente qualcosa.
Tutto svanisce troppo in fretta, lasciando spesso l’ascoltatore dannatamente smarrito. Herren crea nobili e singolari atmosfere, ma per tornare a sfondare i cuori dei suoi sostenitori non basta di certo sventolare un ricordino lasciato per qualche tempo sul comodino.
13/09/2018