Maurizio Pisciottu, aka Salmo, è sulle scene da una vita, fin dalla tenerà età di tredici anni, ed è ormai un peso massimo del rap nostrano. A due anni di distanza da “Hellvisback”, pubblica “Playlist”, album registrato a Los Angeles e prodotto dalla Sony Music in collaborazione con Machete Empire Records. Il disco, annunciato attraverso una serie di operazioni di marketing notevoli - prima con l’esibizione improvvisata del rapper vestito da barbone a Milano, poi attraverso un video lanciato su Pornhub e infine con il featuring di Coez su Netflix - è il quinto in studio da solista.
Apre l’ascolto “90MIN”, una critica dell’italiano medio che, lungi dall’essere ridondante, ha un sound esplosivo. La canzone è una bomba a orologeria dove la voce (o meglio l'urlo) di Salmo segna il beat calcando sulla cassa dritta: “Questa è l'Italia, è una mente contorta/ chiudi la bocca o ti levan la scorta/ informazione, sai, qui non informa/ I razzisti che ascoltano hip hop/ qualcosa non torna”. Il brano fa doppietta con il primo di tanti featuring, se possibile il più segnante. Su una base nostalgica, in stile boom bap Usa anni 90, si stagliano le punchline di un mostro sacro del rap italiano: Fabri Fibra. “STAI ZITTO” è una canzone al vetriolo, omaggio all’hip-hop old school, in cui le voci dei due rapper si alternano alla perfezione:
Non credere a nessuno sotto i trent’anni
Mi vorrei reincarnare in un trap boy
Per potere dire solamente “yeah, yeah”
Senza offesa, anche a me piace la trap, poi
A diciott’anni mica scopi se ascolti gli Slayer
Nel suo complesso, siamo dinanzi a un lavoro ben articolato, che tuttavia appare frastagliato e in cui i brani, a tratti, non sembrano il frutto di un progetto complessivo, ma appaiono piuttosto come una serie di singoli. Canzoni quali “PXM” e “HO PAURA DI USCIRE” racchiudono il marchio di fabbrica di Salmo: punchline forti, beat ultrapotenti e testi attuali, ironici e mai banali. Purtroppo, questi mal si amalgamano con divertissment come “TIE” e featuring con estrazioni sonore e attitude estremamente distanti dal resto del disco, tra cui il feat. con Sfera Ebbasta. “CABRIOLET”, con cui Salmo strizza l’occhio alla trap, è una canzone costruita su più livelli che, per quanto orecchiabili, appaiono completamente scollati tra loro e dal resto dell’album.
Risulta senz’altro meglio riuscita la collaborazione con Coez, che con “SPARARE ALLA LUNA” ha dato vita a un episodio più vicino alle corde del rapper con un sottofondo old style e un ritornello nel tipico stile Coez/Broken Speakers che non delude: “Ho un piano in mente per la fuga/ Vogliono la mia carne cruda/ Ho l'anima che suda sotto la mia giacca/ Vogliono prendere la luna riflessa nell'acqua”.
Dall’ascolto dell’album, e in particolare di brani come “LUNEDI”, splendida e disperata rap-ballad in chiusura, la bravura e la potenza dell’artista risultano comunque innegabili e soprattutto ineluttabili. Salmo è in grado di immaginare un mondo, riempirlo di personaggi subumani e distruggerlo a suon di punchline. Da vero storyteller urbano, il rapper di Olbia ha capito e reinterpretato il periodo storico nel quale vive. Cosi facendo è riuscito ad assorbire e far sue le regole del gioco, emancipandosi dal rap di strada senza per questo tradirlo, anzi, mantenendo (tra un tentativo ben riuscito e uno forse meno) sempre e comunque un piede nella sua casa natale.
20/12/2018