Inizialmente rilasciato in un'edizione speciale acquistabile unicamente durante il Record Store Day, King's Mouth, opera numero quindici dei sempiterni mattatori psichedelici di Oklahoma City, è ora disponibile per tutti.
Il disco si colloca come parte musicale di un ambizioso progetto multimediale e multi-artistico, del quale fanno parte anche un libro e un'installazione di Wayne Coyne. Tanto da far pensare che si tratti più di un progetto del solo leader che di un lavoro della band, il cui contributo è comunque inconfondibile e, al solito, prezioso.
La storia di "King's Mouth" è psichedelica anche senza musica – e come potrebbe qualcosa fuoriuscito dalla penna di Coyne non esserlo. Un bel giorno, l'intero iperspazio, l'aurora boreale e le tempeste di tuoni e fulmini rimasero intrappolati nella testa di un re bambino gigante, che, un altro giorno, si immolò per salvare il suo popolo, morendo mentre arginava una valanga. Immensamente grati per il gesto, i sudditi colarono acciaio fuso sul corpo del re, al fine di preservarlo in eterno, e iniziariono ad arrampicarsi sulla sua testa per scrutare, dalla bocca, il magnifico universo stellato.
La favola viene raccontata dai Flaming Lips alla maniera dei giullari, o degli antichi rapsodi, che però oltre a strumenti musicali e pergamene hanno portato a corte acidi e funghetti allucinogeni da somministrare alla nobiltà astante.
Il narratore, probabilmente scelto per il suo fenomenale accento british, è d'eccezione: Mick Jones dei Clash, i cui interventi parlati si alternano al cantato da folletto di Coyne.
Gli arrangiamenti della band trovano un precedente nello sgargiante technicolor musicale di "Yoshimi Battles The Pink Robots", piuttosto che in alcuni dei più vicini predecessori. Ci sono momenti più pop (la gioiosa "How Many Times"), altri più acidi ("Electric Fire") e altri ancora solennemente floydiani (il basso incalzante di "Funeral Parade"), ma è in quelli più complessi e ariosi che "King's Mouth" riesce ad abbagliare davvero ("The Sparrow", "All For The Life Of The City"). Altra summa sono i pomposi suoni orchestrali, esagerati come se dovessero commentare un'incoronazione, che suggellano il finale intitolato "How Can A Head".
Sarebbe stato un peccato ridurre un'opera così poliedrica e riuscita a oggetto per feticisti della band, da Record Store Day per l'appunto. È dunque da apprezzare la scelta, da parte di Bella Union e dei Lips, di una pubblicazione su larga scala del lavoro che per la band rappresenta un ritorno in strepitosa forma, nonché il ritrovamento di una coesione d'insieme che mancava da "The Terror".
29/07/2019