Sono passati quasi cinque anni dal successo di "Take Me To Church", nel frattempo il musicista irlandese è assurto a portabandiera dei diritti civili, un ruolo che nel secondo album "Wasteland Baby!" è il principale, se non unico, motivo d'interesse.
Una copertina raffinata e singolare evidenzia subito il grosso lavoro di produzione e progettazione per un disco, purtroppo, destinato a dividere in due critica e pubblico. Non è in verità cambiato molto dall'esordio: una voce potente quasi da gospel, le ritmiche possenti ed epiche, i cori da mystic-soul, un organo e un tocco blues negli arrangiamenti restano il marchio di fabbrica di Hozier, il tutto incorniciato da una produzione impeccabile.
Più concentrato sui contenuti dei testi che sulla composizione, il musicista non si preoccupa di dare un'identità al nuovo progetto, lasciando che siano tre o quattro brani a trascinare le pulsioni liriche più interessanti, incorniciandoli con una serie di banali digressioni sull'amore, che indugiano su terminologie da confetto multicolore.
"Wasteland Baby!" è il classico buon album, professionalmente impeccabile, ma come si soleva dire in passato, over-produced, ovvero eccessivo nella sua veste estetica, al punto da rendere difficile individuare quelle tre o quattro canzoni che siano in grado di lasciare il segno.
Non è un caso che il miglior brano dell'album sia destinato a essere forse potenzialmente meno accattivante per pubblico e critica, ovvero quella "No Plan" che oltre a concentrare in maniera più immediata e semplice i contenuti dell'album, scivola su un giro di pop-blues perfetto e lineare, che potrebbe procedere all'infinito senza annoiare, grazie anche a un graffiante arrangiamento chitarristico in chiave rock.
Il singolo "Nina Cried Power", che ha anticipato l'album, si avvale della presenza di Mavis Staples e cita una lunga sequenza di paladini dei diritti civili (da Nina Simone a Marvin Gaye), restando musicalmente piacevole e incisiva ma non memorabile.
Più riuscito il nuovo singolo "Movement", un'intensa ballata r&b, sottolineata dal suono imponente dell'organo, un brano il cui scopo è quello di rinnovare le suggestioni del fortunato esordio. Ed è un piacere scoprire che dietro le sonorità dell'organo si celi una vecchia conoscenza come Booker T., il cui tocco ingentilisce alcune delle tracce funky-soul più riuscite ("Be", "Almost"). Nello stesso tempo la title track cattura l'attenzione grazie al tono quasi acustico e liricamente più originale, mentre il testo offre un'intelligente assonanza tra le piccole catastrofi personali e l'apocalisse della minaccia nucleare.
Nonostante Hozier condisca il tutto con una voce fuori dall'ordinario e una sincerità comunque encomiabile, "Wasteland Baby!" resta vittima delle ambizioni tematiche e della magniloquenza sonora, pur offrendo una serie di canzoni pronte a diventare incandescenti nella loro versione live - "To Noise Making (Sing)", "Shrike" e la già citata "Nina Cried Power" - e un paio di piacevoli digressioni dai canoni ("As It Was", "Talk").
Troppo poco, purtroppo, per salutare il nuovo album di Hozier come la prova della maturità.
28/04/2019